ARIA INQUINATA
Le polveri aiutano il virus
I risultati dello studio di medici ambientali e università
Le polveri sottili trasportano il virus e favoriscono la sua diffusione. Non si tratta di una buona notizia per chi abita nei comuni a nord di Milano e a sud di Varese, dove ogni anno in questa stagione l’emergenza inquinamento torna puntualmente a farsi sentire.
La correlazione tra la diffusione del contagio e l’inquinamento atmosferico è però stata provata da una ricerca che la Società italiana di medicina ambientale (Sima) ha condotto in collaborazione con l’università di Bologna e l’università di Bari. Non tutti gli aspetti di questa correlazione sono stati chiariti, ma una cosa è scientificamente provata: il virus si deposita sul particolato e può essere trasportato a lungo, anche per centinaia di chilometri.
Il punto di partenza della ricerca del Sima sono stati gli studi effettuati su altre epidemie causate da virus, a partire dall’influenza aviaria del 2010. I ricercatori hanno dimostrato che quell’influenza è stata veicolata per lunghe distanze dalle tempeste asiatiche di polveri che trasportavano il virus. Di fatto, le particelle rappresentano un vettore di trasporto per molti contaminanti chimici e biologici: in pratica, gli inquinanti e i virus si attaccano al particolato atmosferico con un processo di coagulazione, e poi cominciano a viaggiare moltiplicando le possibilità di contagio.
La letteratura medica spiega che un virus così trasportato può restare attivo per ore o per giorni. Di solito, sole (o meglio i raggi Uv) e il calore hanno un’importanza fondamentale per disattivare i virus, che invece resistono di più al freddo e in un ambiente umido.
Partendo da questi presupposti, Sima ha ipotizzato che anche il covid potesse diffondersi allo stesso modo, “aggrappandosi” alle polvere sottili. La società ha quindi iniziato a studiare una serie di comuni della provincia di Bergamo che tra febbraio e marzo erano stati particolarmente colpiti dalla prima fase dell’emergenza, raccogliendo due tipi di dati: quelli sul numero dei contagi, e quelli sulle concentrazioni del pm10 nell’atmosfera. Le tabelle pubblicate nella ricerca parlano chiaro: quando l’aria è inquinata il numero dei contagi sale, quando è pulita scende. La conclusione però non è scontata: è risaputo che le polveri sottili provochino malattie respiratorie o comunque indeboliscano i polmoni di chi le respira. Quindi gli inquinanti potrebbero aver semplicemente creato il terreno fertile perché il virus potesse attecchire, che fossero state proprio loro a trasportare l’infezione è ancora tutto da dimostrare. Ecco perché i ricercatori sono ancora al lavoro per capire per quanto tempo il virus può restare attivato sul particolato, e se respirato sia o no in grado di infettare l’uomo .
La domanda non è da poco, perché da una decina di giorni la concentrazione delle polveri sottili ha ricominciato a salire, soprattutto nei comuni del milanese che da ormai dieci anni a novembre si ritrovano costretti a fare i conti con l’emergenza inquinamento.
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