DISAVVENTURA GIUDIZIARIA
Cocaina, donna in carcere. Ma il narcotest sbagliava
La passeggera del Benin fu fermata a Malpensa, incarcerata e poi liberata. Ha comunque patteggiato un’ammenda di 10mila euro per importazione di farmaci antipiretici

Anche i narcotest possono sbagliare. Accadde l’8 marzo 2019 a Malpensa e per quell’errore, o falso positivo, una quarantatreenne finì in carcere proprio nel giorno della festa della donna, anche se ci rimase per pochi giorni. Ieri si è conclusa la sua disavventura giudiziaria con il patteggiamento a un’ammenda di 10mila euro, con beneficio della sospensione condizionale della pena, per importazione di farmaci antipiretici.
I CONTROLLI
La guardia di finanza dello scalo sottopose la passeggera nata in Benin ai controlli di routine concentrandosi sul bagaglio a mano e trovarono quattro confezioni di polvere bianca etichettata come semolino. I finanzieri l’analizzarono con lo sniffer che la qualificò come metamfetamina. La donna - che è difesa dall’avvocato Luca Abbiati - durante l’interrogatorio si dimostrò oltremodo sicura nell’affermare che non si trattasse di stupefacente. La sua pervicacia indusse il pubblico ministero Massimo De Filippo a disporre un’immediata consulenza sulla sostanza: l’esito dette ragione all’indagata. Si trattava di fenacetina, un medicinale antifebbrile con proprietà analgesiche. La quarantatreenne venne scarcerata d’urgenza dopo due settimane di detenzione.
L’ANTIDOLORIFICO E L’IMPORTAZIONE ILLEGALE
Davanti al giudice è finita comunque perché quell’antidolorifico in Italia è bandito dal 1986 a causa degli eccessivi effetti collaterali osservati dalla comunità scientifica. Dunque l’importazione è illegale. Gli inquirenti avevano comunque un’ipotesi investigativa che spiegasse quei dieci chili scarsi di sostanza sequestrata: la fenacetina è un precursore base della cocaina, un adulterante usato per tagliare lo stupefacente in virtù delle sue proprietà stimolanti.
IL SEMOLINO NIGERIANO
Possibile quindi che l’imputata dovesse effettuare il trasporto per conto di un’organizzazione dedita allo spaccio? Lei fu molto chiara: «È semolino nigeriano, me l’ha dato un mio amico in Olanda sapendo quanto piace a mia madre, io di droga non ne so nulla». E di fatto non è mai stato provato il contrario. Il Safran morpho hardened mobile trace, ossia il test in uso tre anni fa al reparto della finanza di Malpensa prese insomma un abbaglio.
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