LA SENTENZA
Assolto il superpoliziotto
Accusato d'aver favorito un mafioso: scagionato
Il superpoliziotto Carmine Gallo, una vita in prima linea alla Mobile di Milano, ora è un uomo più sereno. Lui, capace di stanare mafiosi di rango e di risolvere omicidi difficili come quello di Maurizio Gucci e dell'ereditiera Maria Teresa Procacci, da un po' di tempo aveva un pesante "tarlo": era accusato di avere aiutato ad evadere dai domiciliari Giorgio Tocci, ex poliziotto, poi killer della 'ndrangheta e quindi collaboratore di giustizia. Ma mercoledì 26 è stato assolto dalla terza Corte d'appello di Milano. La fine di un incubo. E di un'accusa per molti versi incredibile: "La Procura, che mi chiedeva abitualmente di occuparmi dei collaboratori, ha finito per accusarmi di avere rapporti con loro", stigmatizza il detective. Un vero e proprio "controsenso", per dirla con le sue parole. "A dire il vero non mi aspettavo nemmeno l’esercizio penale su questa vicenda – analizza a freddo Gallo -. Tutto è nato perché ero funzionario di turno alla Squadra Mobile di Milano e fui interpellato perché Tocci si trovava nell'appartamento della cognata. Era malato, soffriva di angina e quella sera stava male. Lo si capiva anche al telefono. Erano le 21.30: la sera come risolvi la cosa, chi chiami? Gli ho detto: “Resta dove sei, se succede qualcosa ti ho autorizzato io a restare lì”. Da qui il concorso in evasione. Ma io non ho favorito l’evasione di Tocci, che doveva essere a casa entro le 20, e dunque quando mi hanno chiamato di fatto era già evaso (in realtà evaso non è, dato che l’indomani si è presentato regolarmente al lavoro, ndr). Diciamo che mi sono assunto una responsabilità che non era nemmeno mia".
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