L’INTERVENTO
«Una provocazione»
Il sindaco di Gazzada, Cristina Bertuletti, scrive in merito alle polemiche scatenate dal suo post su Facebook

Caro direttore,
“Basta che un uomo odi un altro perché l’odio vada correndo per l’umanità intera”(Jean-Paul Sartre).
La malevolenza verso la sottoscritta è una delle componenti vitali di un uomo che dovrebbe fare dell'etica professionale una missione di vita, e tale sentimento è generato da una consolidata contrapposizione politica che ha visto negli anni una serie di attacchi denigratori contro la mia amministrazione e più in generale contro la Lega Nord.
Questa volta ho ingenuamente prestato più del fianco ad uno strumentale e amplificato attacco cadendo nella banale provocazione di un sedicente contatto di Facebook che, conoscendo la mia ideologia, ha pensato bene di taggarmi in una serie di post sul Giorno della Memoria.
Io stupidamente e superficialmente (anche per il sussistere di una delicata situazione familiare), ho ceduto alla provocazione indirizzando al medesimo un insulto del tutto personale, ritenendo di averne il diritto in quanto libera cittadina prima che figura istituzionale, oltre che pubblicando su un profilo personale e nella cerchia degli amici (!)
Chi mi conosce sa che non ho mai trascurato ricorrenze istituzionali né mancato di rispetto nei pubblici contesti, cosa che invece ha fatto chi si professa cristiano ed ha amministrato prima di noi. Chi mi conosce sa che ho sempre improntato il mio modo di amministrare alla massima trasparenza, efficienza e risparmio per l'Ente; pur essendo a capo di una compagine di amministratori senza una connotazione politica, non ho mai fatto prevalere la mia ideologia sugli altri e non ho mai preteso che la condividessero, nel pieno rispetto reciproco. Perciò, come sempre ho fatto, mi assumo ogni responsabilità rispetto al mio libero arbitrio, certa della mia buona fede e rammaricandomi d'aver espresso in modo così diretto e a quanto pare incompreso un messaggio assolutamente personale (incompreso da chi non mi conosce, da chi si è ben guardato dal chiedere, da chi ha trasceso).
Al contrario ho assistito in questi giorni a un crescente disprezzo, manifestato nelle forme più estreme, da chi sbandiera l'arcobaleno della pace e da chi fa della tolleranza e della indulgenza la sua ragione di vita. Personalmente vedo una grande ipocrisia in chi si straccia le vesti a difesa degli ebrei morti nei lager e contemporaneamente disprezza il popolo israeliano, da tempo vessato e martoriato dai palestinesi, istigando e difendendo gli islamici; così come reputo ipocrita non commemorare tutti i morti di eccidi e genocidi dimenticando che ogni dittatura ha il suo strascico di vittime; pure e soprattutto quelle di sinistra.
È facile parlare alla pancia della gente e fomentare l'odio nel modo più becero, con la presunzione di disporre del potere dei media e di condizionare le masse: a questo punto diventa irrilevante la buona amministrazione, gli eventi benefici, il volontariato, l'essere corretti e disponibili: tutto viene dimenticato di fronte a due righe scritte in un impeto di rabbia e in un diverbio personale, senza la minima intenzione di mancare di rispetto ad un evento della storia che ha visto vittime innocenti. Spero che questo chiarimento, postumo ma non tardivo rispetto ad altre vicende più serie che mi hanno coinvolto, sia compreso ma ribadisco: non accetto rimproveri da chi oggi si accanisce contro quella stessa etnia di cui difende la memoria.
© Riproduzione Riservata