OSPITE A LUVINATE
Il “Banchiere di Lucifero” a Varese: «La corruzione va combattuta»
Birkenfeld, l’ex private banker americano che ha “rottamato” il segreto bancario svizzero, ospite stasera del Rotary

«Se vedi qualcosa di sbagliato e non fai niente per cambiarlo diventi anche tu un problema, perché sei complice del silenzio». L’ex private banker americano Bradley Charles Birkenfeld, 58 anni, ripete questo concetto come un mantra in giro per il mondo, alle conferenze e nelle scuole, e questa sera la sua incredibile storia di “rottamatore” del segreto bancario svizzero è stata al centro di un incontro organizzato dal Rotary Club Varese. Eccolo qui, il “Banchiere di Lucifero” in carne e ossa, come lui stesso ha voluto ironicamente chiamarsi titolando il libro del 2018 in cui svela come e perché un giorno decise di denunciare le pratiche «illegali e immorali» della UBS, la più grande banca privata al mondo, per la quale ha lavorato dal 2001 al 2005. Il presidente Roberto Troian ha voluto fortemente questo evento rotariano, svoltosi al Golf Club di Luvinate, per il granitico messaggio di legalità ed etica di cui Birkenfeld è portatore.
Storia degna di un colossal hollywoodiano, ma in breve si può dire che grazie alle sue informazioni e ai suoi documenti il Tesoro americano ha potuto recuperare 25 miliardi di dollari in tasse arretrate, multe e sanzioni. Nel 2009 gli Usa intentarono una causa civile contro UBS affinché rivelasse i nomi di tutti i 52mila clienti americani titolari di conti non dichiarati in Svizzera, con l’accusa di avere cospirato (banca e clienti) per frodare il fisco e il governo federale. «Erano 90mila correntisti con 20 miliardi di dollari depositati», ricorda Birkenfeld. Inesistenti, per il fisco americano. Del resto, quando i ricchi clienti gli chiedevano che cosa poteva fare per loro, lui rispondeva: «Zero». Nel senso che affidando i loro soldi a UBS avrebbero avuto zero tasse (nel loro Paese), zero seccature.
Poi qualcosa scatta dentro di lui. «Lavoravo moltissimo: UBS era la banca numero uno per la gestione della ricchezza e noi venivamo istruiti su ogni cosa per rastrellare clienti in ogni modo. I soldi finivano in conti cifrati, io avevo un laptop dotato di un tasto che consentiva di cancellare i dati all’istante in caso di controlli improvvisi delle autorità. Quando andavo negli Usa per lavoro - ricorda Birkenfeld - avevo il visto turistico perché era illegale che la banca andasse a cercare clienti all'estero. Poi ho scoperto l’esistenza di una nota interna retrodatata in cui si capiva che UBS avrebbe venduto me e i miei colleghi in caso di accertamenti da parte delle autorità americane sui conti offshore, facendo apparire tutto ciò come frutto di iniziative personali di noi private banker. Un gioco sporco, e io non potevo più stare a quel gioco. Ne parlai con il generale manager, niente, ne parlai con il Consiglio di amministrazione: tre mesi di silenzio. Così ho deciso. Basta illegalità».
La sua denuncia, convinta, totale, lo porterà in un carcere americano per 30 mesi ma anche ad essere identificato come il più importante “whistleblower” della storia americana e, perfino, ad entrare nel Guinnes dei Primati dopo avere incassato nel 2012 dal governo americano 104 milioni di dollari a titolo di risarcimento/ ringraziamento per avere contribuito a scardinare gli schemi dell’evasione fiscale.
«Lo so, In Europa non piace pagare gli informatori, e questo è un grande problema - sottolinea Birkenfeld, - perché non stiamo parlando di piccoli imbrogli ma di pratiche scorrette che possono danneggiare migliaia di persone e fare miliardi di danni. Per questo è importante il ruolo del whistleblowing, occorre motivare le persone a comportamenti corretti, a combattere la corruzione». Una speranza? I giovani. Che Birkenfeld incontra regolarmente nelle scuole. «La mia è una funzione educativa. E i giovani recepiscono il messaggio: la corruzione è ovunque, non solo circoscritta al mondo finanziario».
UBS Group è stata al centro di numerose indagini per evasione ed elusione fiscale non solo da parte delle autori fiscali statunitensi ma anche francesi, tedesche, israeliane e belghe, senza contare la consulenza fornita dall’ex banchiere ai governi greco, sudcoreano, inglese, canadese, indiano. Cinque anni fa Bradley Birkenfeld offrì la sua esperienza (gratuitamente) anche ai politici italiani. “Non ho sentito nessuno”, assicura. E poi chiede: «Perché l'Italia non si muove?». A questo punto, in Italia non gli rimane che godersela da turista: a Laveno Mombello, dove possiede una villa affacciata sul lago, riesce ogni tanto a fare una scappata da Londra o da Malta, dove ha la residenza. Totale relax, fra un impegno filantropico e l'altro. Adesso il banchiere di Lucifero si gode la vita (e i soldi).
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