SET DA SOGNO
La grande bellezza di Villa Cicogna
Dai “Promessi sposi” alla Rivoluzione francese, nella storia anche sullo schermo

Nina Companeez se ne innamorò follemente vedendola in foto su una rivista inglese, Rossano Brazzi la teneva in debito conto anche se, tirandosela un filo, amava sottolineare come la sua dimora a Beverly Hills in fondo fosse «un’altra cosa».
In ogni caso tanto la regista francese quanto l’attore italiano hanno respirato la “grande bellezza” di Villa Cicogna. Angolo di paradiso in quel di Bisuschio, conosciuto e molto apprezzato a livello internazionale per i suoi giardini (frequentati più dai turisti stranieri che dagli italiani) certo ma anche pagina di Storia per tv e cinema.
Di Storia davvero perché qui sono stati girati, ad esempio, “I promessi sposi”, dal capolavoro di Alessandro Manzoni, per la Rai e “La grande cabriole”, fiction sulla Rivoluzione francese realizzata dalla tv transalpina. Entrambi approdati da queste parti nella seconda metà degli anni Ottanta. In ritardo però rispetto al cinema.
Già, perché, prima - nelle sale arrivò nel 1977 - in Villa risuonò il ciak di “Uomini d’argento”, “Silver Bears”, commedia britannica che mette alla berlina il mondo finanziario, con Michael Caine e Cybill Sheperd. L’attore londinese, dalla filmografia sterminata, veste i panni di Roc Fletcher, uomo di fiducia di un boss californiano che lo invia in Svizzera per riciclare forti somme di denaro. Accanto alle riprese in Canton Ticino una all’interno della villa che figura essere l’abitazione del principe di Siracusa, interpretato da Louis Jourdan. Quartiere generale Lugano, produzione inglese-americana importante anche per i mezzi messi in campo.
Venti miliardi di lire, 248 attori, 10mila comparse e 2000 costumi la scheda tecnica dei Promessi sposi versione Salvatore Nocita, arcisatese. Cast da urlo, composto, tra gli altri, da Burt Lancaster, F. Murray Abraham, Alberto Sordi, Franco Nero e Dario Fo. Nell’occasione la Villa diventa di proprietà di don Ferrante (Renzo Montagnani) e Donna Prassede (Valentina Cortese) dove trova rifugio Lucia (Delphine Forest).
La celeberrima biblioteca di don Ferrante, che Manzoni definisce letterato, venne montata in modo che nascondesse quella un po’ troppo moderna dei padroni di casa. Tra i set il salone d’onore, scene clou l’arrivo della carrozza che si fa strada tra la gente e animali di ogni tipo e quella in cui Don Ferrante viene portato via dai monatti con Donna Prassede che prega al suo capezzale. Era la primavera del 1988.
Qualche mese dopo toccò alla “Grande Cabriole”. Nina Companeez, l’ultima regista ad avere avuto l’onore di dirigere, in “L’orso e la bambola”, Brigitte Bardot, racconta la Rivoluzione partendo da una storia d’amore. Quella contrastata tra la nobile Adelaide de Chabrillant (Fanny Ardant) e il “soltanto” borghese Armand Gailois (Francis Huster). Anche qui numeri forti: sessanta ambienti diversi, 143 attori, 1000 comparse, 80 delle quali reclutate in terra varesina.
Nel 1985 aveva fatto la sua apparizione Brazzi, protagonista con Philippe Leroy e Renato De Carmine de “La valle dei pioppi”, sceneggiato tv, tratto da un romanzo dello svizzero Critzko Mascioni. Al centro della vicenda una famiglia di industriali per una sorta di via varesino-ticinese a Dinasty.
Problemi professionali e privati della direttrice di una rivista di moda in evidenza invece in “Atelier”, del 1986, sempre per la tv, con regia di Vito Molinari. Nel cast Elsa Martinelli, Paolo Pitagora e Lino Capolicchio. In un piccolo ruolo la luinese Eliana Miglio, in pratica agli esordi e già difficile da dimenticare.
© Riproduzione Riservata