IL CASO
Bodyguard del rapper Néza tenta la fuga a piedi in Autolaghi
Il 28enne è stato trovato in possesso di una pistola con matricola abrasa

Era la guardia del corpo del rapper Néza, ora è in carcere con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale e porto abusivo di arma da fuoco. Il ventottenne è stato arrestato dalla polizia stradale all’esito di un controllo parecchio movimentato. Era a bordo di una Mercedes S350d con targa svizzera, era sul sedile centrale posteriore, nell’ammiraglia c’era anche l’artista che appena tre giorni prima aveva annunciato l’uscita del suo nuovo album e che a quanto pare negli ultimi tempi è minacciato da gang rivali. Con loro altri tre amici. Gli agenti hanno fermato l’auto subito dopo la barriera di Gallarate, in direzione Varese e hanno sottoposto a controlli tutti e cinque.
Curriculum decennale
Il più nervoso era il ventottenne e del resto con la sfilza di precedenti che ha fin dal 2015, immaginava che al posto di blocco avrebbe trascorso buona parte della serata, rovinando i piani anche del rapper. Inevitabile la perquisizione, anche della super Mercedes e dal vano porta oggetti è spuntata una Beretta 7,65 con la matricola abrasa e otto proiettili di cui uno in canna. Il ventottenne si è assunto subito ogni responsabilità, «l’arma è mia» ha dichiarato con remissività, ma nella sua testa stava già elaborando un piano di fuga. Non si capisce come possa essere accaduto, ma all’improvviso il ragazzo di origini marocchine ha strappato la semiautomatica dalle mani del poliziotto ed è corso via. Così è iniziato un surreale inseguimento a piedi: il giovane ha cercato di oltrepassare la sbarra mobile del pedaggio imboccando la direzione di Milano, uno dei poliziotti lo ha raggiunto, ma il ventottenne si è divincolato come un ossesso e ha continuato la sua corsa in contromano. Dopo un centinaio di metri, durante i quali ha perso la pistola, ha scavalcato il guardrail e fatto lo slalom tra i veicoli in transito, dopodiché si è gettato fuori dall’autostrada, scappando nei campi. Ancora una cinquantina di metri e poi la cattura. Il pubblico ministero Valeria Spinosa ha disposto l’arresto.
Rivalità trapper
Una scena che Néza - origini algerine, nato a Legnano e residente a Casellanza - si è goduto pensando al prossimo pezzo, poco importa aver perso la guardia del corpo. Ieri mattina il marocchino, difeso dall’avvocato Milena Ruffini, è stato interrogato dal gip Giulia Pulcina e ha contestualizzato il possesso della Beretta. L’artista era nel mirino delle bande rivali che oltretutto lo pedinavano e lo filmavano a scopo diffamatorio. Le immagini che non lo ritraevano al meglio della sua dannazione di cantore dei sobborghi finivano sui social, ledendone il personaggio. E poi c’erano le minacce di agguati e pure di morte. «Dovevo proteggerlo». L’avvocato Ruffini ha chiesto i domiciliari, il giudice si è riservato.
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