IL PERSONAGGIO
Bonsignori, 50 anni e non sentirli
La nuova vita dell’ex campionessa - gallaratese d’adozione - che scova talenti all’Idea Verde di Busto Arsizio

Bastano due palleggi per accorgersi che non si tratta di una tennista qualunque.
Cinquant’anni esatti compiuti lunedì, Federica Bonsignori continua a trascorrere le sue giornate sulla terra rossa, trasmettendo ai 69 bambini della scuola tennis dell’Idea Verde di Busto Arsizio quella passione che l’ha fatta arrivare ai vertici mondiali, a rispondere ai colpi di Monica Seles o a tentare di prevedere dove avrebbe messo la pallina Steffi Graf.
Bonsignori, campionessa nata e cresciuta all’ombra del Colosseo, è stata la ventottesima in classifica Wta, ma soprattutto è rimasta per dieci anni consecutivi nelle prime cento. Niente male in uno sport costellato di meteore che riempiono le copertine il tempo di una stagione per poi sparire nel nulla. Lei ha vinto gli assoluti italiani a soli 15 anni d’età e per i successivi venti ha continuato a far parlare di sé. Dagli Australian Open a Wimbledon, ha partecipato a tutti i tornei del Grande Slam, nel 1990 da Estoril si è portata a casa il trofeo e il premio da 100mila dollari. Ha concluso la carriera al Tennis club di Gallarate, dove da giocatrice-allenatrice ha vinto l’A2 prima di lasciare. Era il 2006.
«Il club è incantevole ed era bello fare il socio, ma era un luogo pieno di distrazioni. Se volevi fare il giocatore a livello agonistico, era l’ultimo posto in cui stare. Fu così che mi contattò Claudio Panatta, mi voleva come istruttrice alla sua Accademia di Mostacciano. Ero già pronta per tornare a Roma quando una sera, a un corso di ballo, conobbi il mio attuale compagno. E da Gallarate non me ne sono mai più andata».
Dopo qualche anno con la racchetta un po’ meno tra le mani, ora il tennis è tornato a tempo pieno il suo mondo. È stato Giuliano Stefanazzi - al vertice della scuola tennis dell’Idea Verde - a chiederle di insegnare ai bambini, convinto dalle sue potenzialità.
E tra i campi dell’Idea Verde c’è un classe 2009, Filippo Tomazzoli, in cui Bonsignori riconosce la stoffa del campione e verrà presto convocato a uno dei raduni regionali gestiti dall’ex azzurro Stefano Pescosolido.
Lo stare in campo le ha fatto anche tornare la voglia della competizione, tanto che per il suo cinquantesimo compleanno si è regalata l’iscrizione al torneo Over 50 insieme a Florette Chiesa ed Elena Milanesi.
La costanza, l’impegno e la precisione sono le caratteristiche che hanno fatto della Bonsignori una campionessa. Qualità che nel frattempo l’hanno fatta diventare anche istruttrice di yoga, che insegna a Gallarate nella rinomata Accademia di Fabrizio Boldrini.
Ma il tennis resta il suo centro di gravità permanente. «Oggi è uno sport totalmente cambiato, molto più aggressivo. Io sono una pallettara, come si dice in gergo tecnico, quando mi allenavo facevo sessioni intere da 45 minuti in cui dovevi contare gli scambi. Ora non è più così, il fisico è tutto, ma ritengo che la qualità faccia ancora la differenza».
Per questo motivo si esaltava sulla terra verde statunitense, mentre il prato di Wimbledon era il suo incubo. Non ha mai superato il primo turno, tanto che un collega romano, per scherzo, prima della prima gara le ripeteva sempre: «Federica, annamo anche stavolta a stacca’ l’assegno».
Vent’anni dopo, quando Gigi Stefanazzi e la moglie Teresa (i genitori di Giuliano) tutte le mattine le aprono i cancelli dell’Idea Verde, lei si rituffa in quel mondo, guardando al futuro senza rimpiangere il passato. Perché restano soltanto i ricordi, i più belli. «Ero la bestia nera di Sandra Cecchini, l’ho sempre battuta. Ma ora posso dirlo: era molto più forte di me».
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