SPARI PROIBITI
Bracconiere disarmato dalla Cassazione
La Suprema corte respinge il ricorso del cacciatore per il dissequestro del fucile di precisione. L’uomo aveva catturato due cervi in un’area protetta

«Ridatemi il mio fucile, per favore». Ma l’appello di un bracconiere malnatese in trasferta in Valtellina, indagato dalla Procura di Sondrio - assieme ad un valtellinese -, per abbattimento di specie protette in Val Grosino, è rimasto inascoltato.
Contestando l’ordinanza con la quale la Procura di Sondrio aveva disposto nel settembre del 2013 il sequestro di un fucile con annesso cannocchiale di precisione, il cacciatore ha portato la sua richiesta sino alla Suprema Corte, ma la sua iniziativa non ha prodotto nessun risultato. I giudici hanno infatti ritenuto che la genesi della procedura di sequestro e la sua applicazione sono state rigorosamente a norma: ricorso respinto. I guai giudiziari per il bracconiere che si era recato a sparare in Valtellina - controllato dal comando della polizia provinciale di Sondrio in una valle a pochi passi dal Parco nazionale dello Stelvio -, non si esauriscono con l’impossibilità di ritornare in possesso dell’arma utilizzata per le battute di caccia. Il malnatese e il suo compagno di caccia dovranno rispondere oltre che dell’attività di bracconaggio, cioè aver agito in una zona interdetta alla caccia, anche per aver effettuato la cattura di un cervo maschio vitello e di un esemplare di cervo femmina adulto in un’area protetta.
© Riproduzione Riservata