L'INTERVISTA
Bruno: senza di te non chiudo il sipario
Il Fico d'India Max Cavallari torna in scena: cabaret al Caffè Teatro di Verghera

Sabato 23 marzo, Max Cavallari va in scena senza Bruno Arena. Non in una delle commedie di Gilberto Govi, che negli ultimi anni sono state il suo terreno di sfogo teatrale indipendente dal compagno di avventura, ma proprio in uno spettacolo di cabaret, con Laura Magni e Andrea Di Marco, al Caffè Teatro di Verghera di Samarate.
Bruno dal 12 febbraio è ricoverato in un centro per la riabilitazione vicino a Lecco, dove sta combattendo contro le conseguenze dell'aneurisma cerebrale che lo ha colpito il 17 gennaio, al termine della registrazione di una puntata di «Zelig».
Bruno e Max, i Fichi d'India dal 1989, popolarissimi a Varese ma da tempo apprezzati in tutta Italia, il Gatto e la Volpe del «Pinocchio» di Benigni, sono imprescindibili l'uno dall'altro.
Nelle interviste in genere parla Bruno, sempre semiserio e sempre prendendo in giro il giornalista. Questa volta parla Max, il più timido: partiamo dal suo spettacolo nuovo, motivo della chiacchierata, ma è lui stesso a citare Bruno in ogni risposta. Con rispetto e delicatezza, come hanno chiesto la moglie Rosi e i figli. Ma anche con un fiume di affetto, che si unisce a quello dei tantissimi fans che sono in attesa che Bruno esca dal camerino, come ha scritto Max su Twitter, e torni a farci ridere.
Max come è nato questo spettacolo?
«Mi hanno cercato Andrea di Marco (ex Cavalli Marci, Zelig) e Laura Magni (la sindaca di Colorado). Abbiamo fatto una prova aperta a Portovaltravaglia e io ero molto imbarazzato: dopo tanti anni in coppia con Bruno ritrovarmi a cercare di far ridere con altri due attori è stato difficile per me. Ma è un modo per continuare aspettando che Bruno torni alla mia destra, dove c'è una sedia libera per lui: il sipario non lo chiudo finché lui non torna».
Che personaggi fai?
«Loro mettono la musica per iniziare lo spettacolo e io arrivo a disturbare con i miei personaggi già conosciuti: la zia, la signora pupazzo di neve, miss Padania. E termino con un Ticchi Ticchi (la lunga favola ogni volta diversa che chiude gli spettacoli dei Fichi, ndr) riveduto in modo teatrale, per la prima volta lo faccio da solo senza Bruno».
Assomiglia all'ultimo spettacolo con Bruno, «Attori per caso», dove cercavate di organizzare un film.
«Sì è nato un po' sulla falsariga: anche questo è uno spettacolo che non inizia mai perché io e Laura Magni interrompiamo di continuo, e anche qui viene coinvolto il pubblico».
E questa volta ci sono dei testi scritti?
«C'è un canovaccio, come sempre con Bruno».
Perché hai conservato il nome Fico?
«Perché io sono un Fico che sta aspettando l'altro Fico».
Hai altri programmi?
«Ad aprile una sit com su Comedy Central dal titolo La cena dai cretini (non dei cretini, come il famoso film e pièce teatrale di Francis Veber, ndr) È un progetto nato con Bruno. Sarà girato in un teatro a Milano con il palco diviso in due: da una parte si vede la cucina dall'altra la sala del ristorante. Io faccio lo chef, Bruno doveva fare il maitre, che però al momento è in viaggio. Con noi ci sono Laura Lui, Gabri Gabra, Andrea Verduci, Marco Della Noce e la Fico».
La Fico Raffaella, quella che ha avuto un figlio da Balotelli?
«Sì lei, visto che manca l'altro Fico abbiamo preso una Fico».
E quest'estate?
«Sarò in televisione con Ale e Franz a fare Buona la prima su Italia Uno, un programma di improvvisazione in cui farò il barista. Mi hanno chiamato loro, sono amici che mi danno una mano in attesa di Bruno».
E farai anche teatro?
«Sì con Fico, lo spettacolo che debutta sabato, faremo una trentina di date in giro per l'Italia, soprattutto Puglia e Marche ma sicuramente anche qui nella nostra zona».
Hai un sacco di lavoro.
«Sennò vado in depressione».
Sono due mesi che Bruno sta male: quanto ti manca come amico?
«Mi manca tantissimo, sono quasi 25 anni che lavoriamo insieme. Nel gennaio 2014 stavamo programmando come festeggiare le nozze d'argento, come marito e moglie. Ho passato più tempo con lui che con mia moglie Ilaria. Mi manca tutto: le telefonate quotidiane, le incazzature, i nervosismi, le risate. Sento una grande nostalgia: è come se si fosse spenta una parte di me».
E cosa stavate pensando per le nozze d'argento?
«Grandi festeggiamenti. Ma io ora voglio fare un libro sulla nostra carriera, lo scriverà il giornalista Mariano Sabatini. Questo sarà il mio regalo per quando si rimette in piedi».
In questi due mesi tu hai aggiornato i fans su Twitter e Facebook: l'affetto che stanno dimostrando è enorme.
«Sono incredibili, Bruno si sarebbe meravigliato, non mi aspettavo tanto. Ho ricevuto tantissimi messaggi, in giro tutti mi chiedono di lui».
Come te lo spieghi?
«Perché noi siamo semplici, la gente ci vede come due con la testa sul comodino e i piedi nell'armadio. Nel libro scriverò tutto, metterò i messaggi più belli che sono arrivati per Bruno».
E intanto a lui come hai comunicato questo affetto?
«Dandogli la mano, stringendolo, parlandogli tanto, dicendogli della gente, degli amici, dei vecchi compagni delle elementari e dei tanti colleghi che mi hanno chiamato per sapere di lui, anche Carlo Conti e Fiorello. Quello che è successo però non gliel'ho raccontato, non è ancora il momento».
Raccontalo ai lettori: sappiamo che è accaduto alla fine della registrazione di una puntata di Zelig.
«Per me è stato un trauma: Bruno è svenuto mentre usciva di scena facendo il dinosauro per far ridere chi stava dietro le quinte, ma siccome lui è uno che cade sempre e siamo abituati a tirarlo su, non ci è sembrato strano. Io sono andato in ambulanza con lui al San Raffaele, gli ho tenuto l'ossigeno. Non lo dimenticherò mai. È stato uno choc».
Tu c'eri quando Bruno si è risvegliato dal coma?
«Sì: ha aperto gli occhi e ha sorriso alla moglie. Mi fissava, piangeva. Ora non può ancora parlare».
E come comunichi con lui?
«Con la musica: lui adora il jazz, andava al Blue Note e ha collezionato centinaia di dischi: quando glieli facciamo sentire scrocchia le dita».
Nella divisione dei ruoli dei Fichi tu sei più costruttivo, lui più distruttivo: adesso?
«Adesso devo fare tutto io, costruire e distruggere, ma sto facendo tutto quello che mi ha insegnato lui. Io sono sempre stato più timido e imbarazzato con il pubblico, lui più animatore».
Anche il figlio di Bruno vuole fare cabaret? Reciterai con lui?
«Era un paio d'anni che Gianluca pensava di fare cabaret ma un po' in sordina, forse intimorito dal confronto con Bruno. Ora con quello che è successo è scoppiata in lui la voglia di seguire la strada del padre. Ma deve fare la sua gavetta: per ora farà il laboratorio con Skizzo all'Arlecchino (locale di Vedano Olona di Ciro Cavallari, fratello di Max, dove è iniziata l'avventura dei Fichi, ndr) e gli autori della mia agenzia lo aiuteranno a lavorare bene, a trovare la strada giusta. Poi magari reciteremo tutti insieme».
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