ORRORI DOMESTICI
Abusò delle nipotine: 9 anni
Condannato anche in Appello il nonno orco che molestò per anni le bambine

Quando si presentarono a casa sua per notificargli l’ordinanza di custodia cautelare, nel dicembre di tanti anni fa, si lasciò scappare quella che sarebbe stata poi la sua unica, seppur parziale, ammissione: «Saranno vere la metà delle cose che ci sono scritte lì dentro».
Le «cose» alle quali faceva riferimento il pensionato bustese, oggi settantaduenne, e tuttora a domiciliari anche alla luce delle sue precarie condizioni di salute, non erano roba da poco, bensì anni di abusi sessuali commessi ai danni delle due nipotine.
Si tratta delle figlie della figlia, che dopo il divorzio di quest’ultima, trascorsero una buona parte della propria infanzia e prima adolescenza proprio a casa dei nonni materni.
«Violenze a dire poco ributtanti», così le ha definite l’avvocato Roberto Aventi, patrono civile delle due vittime e dei loro genitori, per le quali il nonno orco, che nel processo non ha mai risposto alle domande del Tribunale di Busto Arsizio, è stato condannato anche in Appello a nove anni di reclusione, nonché a un anticipo sul risarcimento di 150mila euro a favore delle due ragazzine e dei due genitori costituitisi parte civile nel processo.
Fu la più grande delle due vittime a denunciare il nonno. In quarta liceo, durante una lezione che aveva come oggetto proprio la violenza sulle donne e la necessità di sporgere sempre denuncia nel caso in cui si subiscano molestie, la ragazzina scoppiò in lacrime: «Che ne sapete voi delle violenze subite dalle donne?», urlò in preda alla disperazione, fra lo stupore di tutti. L’insegnante presente alla lezione si guadagnò però la fiducia dell’allieva e, dopo aver appresso della portata e della durata delle molestie, protrattesi nel suo caso dai quattro-cinque anni a fino a quando ne aveva dodici, allertò la preside e fece scattare la macchina della protezione e della ribellione.
Da lì iniziarono quindi le audizioni protette e le dichiarazioni della ragazza furono in seguito cristallizzate in sede di incidente probatorio, davanti al gip che aveva in carico il fascicolo. A quel punto, gli inquirenti chiesero conto anche alla più piccola delle due nipoti di quelle particolari attenzioni. La bambina - che non sapeva nulla delle dichiarazioni accusatorie fornite della sorella, né del suo rapporto con il nonno - disse all’incirca le stesse cose. E anche lei descrisse con dovizia di particolari la sua routine di molestie subite dai quattro ai dieci anni fra le mura domestiche.
Il racconto delle vittime, che hanno avuto la fortuna di raccogliere attorno a sé tutta la famiglia (compresa la nonna materna), solidale nei loro confronti, era a prova di bomba. Non a caso ha resistito a due gradi di giudizio.
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