RIFUGIATI
Busto per l’Ucraina: all’Aprica i bimbi di un orfanotrofio
Tante le iniziative della rete coordinata dal Comune: corsi, aggregazione, un centro di riferimento

La disponibilità c’è, ma ancora non si hanno notizie certe. La Busto Arsizio dal cuore grande, che già abbraccia 150 profughi ucraini, è pronta ad accogliere i bambini di un orfanotrofio che deve essere evacuato in una delle zone tormentate dai costanti bombardamenti. E lo farebbe sfruttando la colonia montana, all’Aprica.
Paola Reguzzoni, assessore alle Politiche Sociali, si sta dando da fare, sollecitando di continuo i referenti nazionali delle comunità per minori e dialogando con Susanna Sangalli, che fa da intermediaria per la Croce Rossa. «Vorremmo limitare il trauma della guerra a chi già vive senza genitori – spiega l’assessore leghista – Non so quante mail ho scritto, ma sappiamo che non è semplice organizzare una trasferta del genere, con tutti minori non accompagnati».
In attesa di notizie, Reguzzoni lancia un altro appello ai cittadini: «Se ne avete, portate qui a Casa Don Lolo, dove esiste un grande cortile, biciclette per bambini. Quelle del bike sharing non vanno bene per loro. Questo renderebbe chi partecipa ai corsi di italiano o ad altre attività più autonomo negli spostamenti. L’importante è che siano biciclette in buono stato, non scassate. Sarebbero davvero molto utili».
CENTRO DI AGGREGAZIONE
L’assessore si sta attivando anche per garantire opportunità lavorative e di socializzazione, puntando ad attivare un Centro di aggregazione per gli ucraini: al momento ci sono due location possibili, si sta definendo come agire: «Serve un punto di riferimento per chi vive nelle strutture e chi ha trovato accoglienza nelle famiglie bustesi grazie ad Aubam e all’associazione di don Giuseppe Tedesco, Noi con Voi. Oltre a questo chiedo che si diano rimborsi anche alle famiglie italiane, non solo i 30 euro a persona alle cooperative. Le spese aumentano non poco e sono tempi già difficili per tutti. Mi sto dando da fare per l’inserimento lavorativo: quello ucraino è un popolo di lavoratori. Mentre si attiva la macchina nazionale facciamo quello che possiamo». Silvana Mangoni, della San Vincenzo, racconta che ai corsi di italiano, su 35 persone oltre la metà risulta laureata: «Ci sono una dentista, diverse impiegate, una persona attiva in uno studio legale, un cuoco. E gli studenti universitari riescono a seguire via DAD le lezioni che continuano in patria».
CORSI DI ITALIANO
Le associazioni Passaparola (a San Giuseppe) e San Vincenzo (in via Pozzi e all’oratorio San Luigi) hanno attivato corsi intensivi di italiano, la prima per i bambini l’altra per gli adulti. «Molti ragazzini erano già stati a Busto e conoscono un po’ la lingua, persino qualche battuta in bustocco – spiega Paola Reguzzoni - Gli altri conoscono solo poche frasi in inglese. Inserirli nelle scuole significherebbe parcheggiarli. Le lezioni permetteranno di avviare poi una scolarizzazione sensata, ci sono limiti anche di scrittura visto che loro usano il cirillico». Soddisfati i bisogni primari ora ci si attiva sul fronte educativo e didattico. Cecilia Andreasi, Federica De Bernardi, Erika Parotti e Giorgia Ferrario insegneranno la lingua anche attraverso gioco ed espressività corporea. «Sono laureate o laureande in russo, il mercoledì e il venerdì animeranno i corsi – spiega Paola De Bernardi di Passaparola – Accogliamo i bambini e anche i ventenni per i quali accedere alle scuole è complicato». «Abbiamo giovani dai 16 ai 35 anni – rivela per la San Vincenzo Silvana Mangoni – I corsi permetteranno di ottenere la certificazione per il permesso di soggiorno». Anche tra i rifugiati ci sono insegnanti, si metteranno a disposizione per non far perdere l’anno di scuola agli adolescenti.
UNA GRANDE RETE La rete coinvolge Aubam guidata da Antonio Tosi, Noi con Voi, Protezione civile Augustus (che ieri cucinava il borsch, la zuppa tipica ucraina) e Garibaldi, la società sportiva San Marco che offre il tesseramento per chi vuol giocare a calcio, Caritas (quindici famiglie che hanno aderito alla proposta diocesana e quindici pasti forniti dalla mensa “Caldo è meglio”). Le parrocchie fanno la loro parte: «San Giovanni sta sistemando degli appartamenti, saranno pronti tra dieci giorni – spiega Francesco Nicastro, referente cittadino – Al Redentore, il coadiutore ha messo il suo alloggio a disposizione di Aubam. La generosità è enorme, siamo sommersi di proposte di donazione di mobilio». Passaparola con Paola Surani continua a raccogliere generi alimentari, mentre pare che per l’abbigliamento non ci siano ulteriori necessità. L’associazione Masd con Michele Rabiolo gestisce tre famiglie accolte in via Tito Speri. Avere un unico spazio di riferimento in città permetterà a breve di coordinare tutti al meglio. FIACCOLATA SOLIDALE Intanto una «fiaccolata solidale e silenziosa per le vittime innocenti della guerra in Ucraina» partirà sabato 26 alle 21 dal Tempio Civico. Viene proposta dall’associazione culturale “Il Quadrifoglio”. «Da un mese la Guerra è prepotentemente tornata in Europa – spiega il gruppo di via Lodi – Vogliamo proporre alla cittadinanza un momento collettivo di silenzio e riflessione che possa riportare l’attenzione sul dramma umano che la Guerra porta con sé. L’unica parola che abbiamo da dire oggi è: “solidarietà”». Per questo durante la serata si raccoglieranno fondi per i progetti attivati in Ucraina dalla Croce Rossa.
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