IN APPELLO
Busto Arsizio, condanna bis per Efrem
Pena confermata, 4 anni, per l’ex consigliere comunale e per Daniele Frustillo: esclusa però l’aggravante mafiosa

Facile immaginare lo stato d’animo dell’ex consigliere comunale della lista civica Busto Grande Paolo Efrem e del suo amico di sempre Daniele Frustillo, cirotano di Busto, quando ieri - venerdì 22 settembre - il sostituto procuratore generale di Milano Giulio Benedetti ha concluso la propria requisitoria sollecitando di inasprire le pene di entrambi rispetto alla sentenza del Tribunale di Como del giugno di due anni fa. Facendo proprio l’appello della collega della Distrettuale Antimafia Silvia Bonardi, che riproponeva di contestare ad entrambi l’aggravante del metodo mafioso, il rappresentante della Procura Generale ha chiesto una condanna a sei anni per false fatturazioni ad Efrem e una a 12 anni per Frustrillo sul quale pendevano, oltre all’imputazione condivisa, anche alcuni episodi di estorsione nei confronti del datore di lavoro dell’epoca, e cioè l’imprenditore nel settori rifiuti di Busto Arsizio Matteo Molinari, titolare della Smr Ecologia, presunta vittima della cosca dei cirotani di Legnano e Lonate Pozzolo, divenuto nel frattempo collaboratore di giustizia.
TUTTO COME PRIMA. O QUASI
Invece, le richieste della Procura Generale, avversate dal difensore dei due imputati, l’avvocato Luigina Pingitore, sono rimaste inascoltate. I giudici della seconda Corte d’Appello di Milano hanno infatti confermato le pene di primo grado a carico sia di Efrem sia di Frustillo: quattro anni di reclusione a testa solo ed esclusivamente per un’ottantina di false fatture emesse dalla Efrem Trade, la ditta individuale di cui è stato titolare l’ex consigliere comunale fino ai primi mesi del 2020, verso la società di Molinari per un controvalore di oltre 170mila euro. L’unica riforma avvenuta in appello è stata la sentenza di non luogo a procedere a carico di Giuseppe Lillo. Accusato originariamente di estorsione a Molinari e poi condannato a nove mesi per esercizio arbitrario delle proprie ragioni (avrebbe rivendicato con metodi assai bruschi il pagamento del proprio stipendio), il genero del boss Vincenzo Rispoli (anche lui difeso dall’avvocato Pingitore) ha ottenuto il proscioglimento mancando la denuncia della vittima. In primo grado, erano stati già assolti dall’accusa di estorsione a Molinari anche lo stesso Rispoli e il fratello Raffaele.
CADUTO IL TEOREMA ACCUSATORIO
Con la sentenza di appello sembra essere calato il sipario sul teorema accusatorio della Dda milanese in questa vicenda legata a doppio filo a un procedimento parallelo incentrato su un traffico illecito di rifiuti. La Corte si è tenuta 90 giorni per le motivazioni, ma sembrerebbe aver convenuto con i giudici comaschi. False fatture a parte, non c’è prova che Efrem abbia messo al servizio e condiviso con Daniele Frustillo la sua ditta individuale accettando che ne diventasse lo strumento contabile per giustificare le richieste estorsive dell’amico e nemmeno che il denaro delle false fatture fosse funzionale a creare fondi neri a disposizione della criminalità organizzata.
«SENTENZA PUNITIVA»
Al termine dell’udienza Efrem e Frustillo hanno preferito non commentare. Il difensore ha invece definito la sentenza come «eccessivamente punitiva» ed «esageratamente alta»: «Prendete Efrem: non ha ottenuto né la sospensione condizionale della pena né le generiche», ha commentato l’avvocato Pingitore. «Impugnare in Cassazione? Vediamo. Dopo gli otto mesi di carcerazione preventiva, Efrem non dovrà più ritornare in carcere. Avrà comunque diritto alla misura alternativa dell’affidamento in prova».
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