L’ACCORDO
Busto, gli otorini patteggiano
Erano indagati per la morte di due pazienti e per lesioni a un terzo

Interventi chirurgici «sproporzionati», sfociati nel decesso di due pazienti anziane e nella lesione dell’organo della deglutizione a un ottantatreenne, tutti oncologici: i due otorini dell’ospedale di Busto finiti sotto inchiesta hanno deciso di patteggiare.
Gli avvocati difensori hanno concordato con il pubblico ministero una pena di otto mesi per il responsabile della struttura complessa di Otorinolaringoiatria e una pena pecuniaria di 12mila euro per la collega dirigente medico. Le indagini erano state chiuse a maggio, ma i fatti contestati dagli inquirenti si collocano tra il 2018 e il 2019. Furono i colleghi del reparto a presentare l’esposto in procura, sospettando che i due dottori avessero avuto la mano un po’ pesante negli interventi chirurgici. Il capo di incolpazione parlava di «Trattamenti eccessivamente demolitivi rispetto alle caratteristiche della patologia tumorale». La settantatreenne morta a gennaio del 2018, affetta da ipertesione arteriosa, cardiopatia ischemica, demenza e insufficienza renale era stata portata in sala operatoria per un carcinoma epidermoide del palato. L’intervento, in anestesia generale, durò dieci ore: nei giorni successivi le condizioni della donna precipitarono fino all’exitus giunto una settimana dopo. Il 7 dicembre del 2018 la stessa sorte toccò a un’ottantunenne, ipertesa e già sottoposta a rimozione chirurgica di basaliomi del volto: alla pensionata era stata diagnosticata una neoformazione infiltrante dell’ala nasale che si era estesa fino alla testa del turbinato inferiore. L’operazione a quanto pare fu troppo aggressiva, a parere degli inquirenti sarebbe bastata una rinectomia parziale. L’anziana venne invece sottoposta a tre operazioni in otto giorni (in anestesia totale) fino all’asportazione del lembo ricostruttivo necrotico. Le sue condizioni già precarie si aggravarono irreversibilmente. Non fu letale il trattamento a un ottantatreenne affetto da carcinoma del colon: gli era stato diagnosticato un tumore alla corda vocale destra per il quale non sarebbe stato necessario il bisturi, almeno secondo i consulenti della procura. Durante l’intervento, eseguito il 2 ottobre 2019, venne allineato erroneamente l’osso ioide con la sottostante cricoide. Di conseguenza non fu possibile ricostruire correttamente la neolaringe così da impedire la chiusura incompleta dell’epiglottide durante la deglutizione. I due indagati hanno deciso di patteggiare, l’udienza davanti al gup è fissata a marzo.
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