IL CASO
Insegue coppia in auto. Arrestato
Cinquantunenne da predatore a cacciato dalla polizia dopo aver seminato il panico in centro
«Sono apolide», ha tenuto a precisare il cinquantunenne arrestato dalla Squadra Volante l’altra sera. Fatta la premessa, si tratta ora di capire perché all’improvviso si sia messo a inseguire la Ford Fiesta di due sconosciuti, come se avesse avuto un conto da regolare e come se gli avessero fatto uno sgarbo automobilistico.
Lui si difende dicendo di essere stato a sua volta minacciato dai due a bordo dell’utilitaria e quindi di aver reagito per paura. Ma secondo quanto ricostruito dalla polizia, nulla di simile sarebbe accaduto.
Ieri pomeriggio, lunedì 29 aprile, l’uomo è comparso davanti al giudice Daniela Frattini per il processo per direttissima chiesto dal pubblico ministero Flavia Salvatore: assistito dall’avvocato Emanuela Re, ha ottenuto la misura dell’obbligo di dimora e di presentazione alla pg. Il legale ha chiesto un termine a difesa per valutare meglio le contestazioni e confrontarsi con la Procura.
Per la sentenza bisognerà attendere fine maggio.
Stando agli agenti che l’hanno ammanettato per resistenza a pubblico ufficiale, violenza privata e lesioni gravi, l’uomo avrebbe tallonato la Ford su cui viaggiavano un ragazzo e una ragazza tormentandoli a colpi di abbaglianti e addirittura indirizzando loro addosso un puntatore laser di luce verde, costringendoli così a lanciarsi in manovre spericolate per sfuggire alla sua follia.
Durante quest’inutile e insensata corsa, la donna ha chiamato il 112 terrorizzata, segnalando la posizione e rimanendo in contatto con l’operatore per consentire alla pattuglia di rintracciarli.
Quando il cinquantunenne si è accorto di avere la polizia alle calcagna, ha accelerato imboccando le vie del centro e quindi seminando il panico tra la gente. Incroci e semafori bruciati, inversioni di marcia, sterzate da brivido. Alla fine gli agenti sono riusciti a chiudergli ogni strada ma non a placarlo. L’uomo non voleva assolutamente essere perquisito e identificato, quindi ha iniziato a insultare e a pestare i poliziotti, provando pure a rimettersi al volante per scappare, tanto che l’assistente capo gli ha strappato le chiavi dal quadro di avviamento.
In lontananza, nel frattempo, si sentivano le sirene dei rinforzi e l’idea di essere circondato dalle pattuglie l’ha innervosito ulteriormente. Ha picchiato selvaggiamente l’operante che si era frapposto tra lui e la sua Seat, poi è rimesso al volante, per fortuna senza poter andare lontano.
Inevitabili per lui le manette. L’assistente capo è dovuto ricorrere alle cure del pronto soccorso perché nella colluttazione ha riportato lesioni al tendine e alla falange distale, giudicate guaribili con 45 giorni di prognosi.
Nessuno è stato in grado di spiegare cosa ia saltato in mente all’uomo e perché ce l’avesse con la coppia incrociata fatalmente lungo il suo percorso.
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