LA CROCIATA
La Lega contro i negozi cinesi
Matteo Bianchi: «Più controlli fiscali e sull’igiene». E si alza il grido: «Boicottiamoli»

L’onda cinese che sta prendendo possesso di tante attività commerciali del territorio - a Busto come altrove - induce la Lega a prendere posizione.
Almeno per far sentire la vicinanza ai commercianti italiani che si sentono penalizzati da una concorrenza pesante (sleale, secondo molti) che si è installata nella ristorazione come nei saloni da parrucchiere, oppure nella sartoria, per citare i comparti più inflazionati.
«Un’invasione silente e problematica», conferma Matteo Bianchi, onorevole e segretario provinciale della Lega.
«È inutile nasconderlo», spiega l’esponente padano. «La presenza orientale ci preoccupa per una lunga serie di motivi. La loro politica dei prezzi bassi rischia di ammazzare gli italiani ed è ottenuta con dubbie disponibilità di denaro, per regole non sempre rispettate, per controlli troppo soft da parte di chi dovrebbe. Io non voglio demonizzare nessuno, ma quella dei cinesi non mi pare semplice indole da commercianti bensì un sistema che sta stritolando le nostre attività, approfittando delle normative incerte che regolano vari aspetti. In questo senso, come governo, dovremo assolutamente calibrare nuove norme, a partire da una fiscalità più equa, alleggerendo il peso sul nostro commercio perché si costringeranno tutti a pagare il dovuto, senza escamotage».
D’altronde Bianchi osserva questa crescita «impressionate e preoccupante» con mille perplessità: «Visto che di miracoli non ne fa nessuno, credo sia normale e giusto pensare che le attività di molti orientali vengano svolte perché sfruttano stratagemmi che permettono loro di fare utili nonostante le offerte strabilianti».
E poi, quegli stessi utili, dove vanno a finire? «Lo sappiamo tutti - insiste il deputato leghista - che ogni euro guadagnato lo spediscono a casa e non lo reinvestono qui. Di questo passo ci ammazzano senza lasciar nulla. Io ai leghisti dico di preferire sempre i commercianti locali, mentre ai commercianti stessi chiedo solo di non esagerare con i prezzi perché altrimenti questa concorrenza continuerà a proliferare. Da parte nostra, invece, dovremo studiare regole che non penalizzino nessuno ma che riportino tutti sullo stesso piano, mentre oggi il negoziante italiano agisce in condizioni di svantaggio rispetto ai cinesi».
In attesa di mettere mano alle leggi e di farle poi rispettare, Bianchi ritiene che ci siano almeno due cose da fare subito.
Ma non può farle lui: «Credo che in questo momento il modo più serio di risolvere la situazione, prima che tutti i nostri esercizi commerciali muoiano di stenti, è che si comincino a fare controlli seri, almeno su due aspetti.
Il primo riguarda i controlli fiscali, perché non è possibile che solo gli italiani subiscano ispezioni una dopo l’altra, come se ci fosse la certezza che loro alla fine dovranno pagare.
Come secondo elemento, invece, chiedo verifiche sull’igiene di quelle attività che somministrano alimenti o che offrono servizi estetici come i parrucchieri, perché a vedere certi prezzi mi sembra lampante che qualcosa non funzioni».
E il consigliere comunale Paola Reguzzoni rincara la dose: «Boicottiamoli».
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