IL CASO
La macchina da soldi
Al semaforo di Sant’Anna record di multe a chi supera la linea d’arresto. E parte la sollevazione popolare

Neppure in una domenica di lockdown, con il traffico ridotto all’osso, bisogna armarsi di troppa pazienza per imbattersi in un malcapitato automobilista. Basta attendere meno di tre minuti, cioè due giri di semaforo dal verde allo stop, per scorgere un’utilitaria che si ferma al rosso sull’incrocio della discordia, ma lo fa superando di una manciata di centimetri la linea bianca d’arresto. Come tanti, anche questo conducente non ci fa caso, perché quella riga dista ben sei metri dal semaforo. Ma sicuramente la telecamera di controllo con photored incorporato sta già registrando i dati della targa. E fra qualche settimana recapiterà la multa. Un po’ come succede, ormai da qualche tempo, anche a Varese, dove i photored sono quattro e le multe arrivano implacabili.
Lì, dove via per Cassano s’incrocia con via Piermarini, all’altezza della farmacia del rione Sant’Anna, la strage va avanti da settimane. E negli ultimi giorni, con la spedizione dei verbali che si è fatta continua, sta montando sempre più la polemica. Perché l’accusa è abbastanza semplice e rabbiosa: «Si sta facendo cassa».
La questione si lega alla recente sostituzione degli impianti di monitoraggio nei punti critici della città. Gli occhi elettronici esistono da parecchi anni, ma il nuovo software ha inasprito le punizioni. Prima, giustamente, pagava dazio chi forzava le indicazioni e passava con il rosso. Ora, la gran parte delle 350 contravvenzioni che questo incrocio ha sfornato in pochissimo tempo, sono frutto del fatto che chi guida sormonta la riga e la oltrepassa di pochi centimetri. Ne bastano venti per essere in infrazione.
Sono così tantissimi i sanzionati, tanto che alcuni stanno meditando di unirsi in una class action, nella convinzione che ci siano tutte le caratteristiche per potersi imporre in un ricorso. Intanto perché il cartello che indica il monitoraggio dell’impianto semaforico è piazzato molto lontano, a quasi 150 metri di distanza. E poi perché - trattandosi di un’intersezione abbastanza “cieca” con il muro di una casa che copre la visuale laterale e la modesta larghezza della carreggiata - le linee d’arresto sono state disegnate arretrandole di parecchio: sei metri se si va verso Cassano, almeno quattro se ci si avvia a Busto.
Poi c’è anche una ragione di buon senso a guidare la protesta dei cittadini, dal momento che la stragrande maggioranza dei multati non ha fatto nulla di pericoloso, se non scavalcare di qualche decina di centimetri la riga di stop.
«Quando ho visto quella multa e il motivo per cui mi è stata comminata, mi è montata una rabbia indescrivibile, perché non esiste che proprio in questo momento difficile ci si metta a fare cassa in questa maniera», racconta uno degli sventurati. «Ho pagato, per non avere rogne, ma non è giusto e sono certo che un ricorso ha altissime probabilità di andare a segno». Moltissimi stanno scaricando il loro sdegno al centralino della polizia locale. Urlando all’ingiustizia.
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