LA QUERELLE
«Il monumento torni a casa»
L’architetto Castiglioni: il simbolo dei Caduti ridotto a spartitraffico ingombrante

Non solo Audio Porfidio. Non solo Diego Cornacchia. Ora è l’architetto Stefano Castiglioni, uomo di cultura e fine urbanista, a esortare il Comune a riportare il Monumento ai Caduti nella sua originaria collocazione, ovvero piazza Vittorio Emanuele.
Il suo appello richiede, fra l’altro, un ascolto immediato: i lavori per la posa di fontane basse sono appena iniziati, se ci fosse un dietrofront sul monumento si dovrebbero stoppare subito le opere.
«La collocazione attuale in piazza Trento e Trieste - ricorda Castiglioni - era frutto di una scelta funzionale dettata dall’esigenza di realizzare un autosilo. Oggi questa circostanza è venuta meno e la ricollocazione non solo è fattibile ma più che opportuna, è un atto dovuto».
In che senso? «Piazza Vittorio Emanuele è calibrata ad hoc per questa presenza, per la sua logica geometrica e urbanistica, non accoglie un traffico veicolare di rilievo, si presta per tradizione a cerimonie che omaggino i caduti».
Secondo Castiglioni, «piazza Trento e Trieste è stata una soluzione di necessità priva di ragioni urbanistiche, inadatta a raduni, che sottrae spazio alle esigenze di un sagrato scolastico».
«Soprattutto - continua - è sottodimensionata: il monumento appare come un uomo che indossa una taglia ben più piccola della sua. Si ritrova mortificato, nel ruolo di spartitraffico ingombrante».
Diego Cornacchia invoca un movimento di opinione per riportare “a casa” il monumento: creda che possa nascere?
«È già esistente. Tanti invocano la ricollocazione, sarebbe dimostrazione di alta sensibilità culturale rispettosa della memoria storica. Non significherebbe sconfessare scelte dell’amministrazione precedente, come qualcuno teme, sarebbe apprezzato dalla comunità come recupero di un frammento della sua storia. I denari spesi per la cultura non sono mai buttati. Busto ha la capacità di realizzare un’opera che non potrebbe che disporre di un consenso esteso».
Concretamente lo spostamento è fattibile?
«I mezzi ci sono, si possono trovare le risorse. Il monumento perderebbe molto se restasse dov’è oggi. Si compie una scelta di coraggio, si prende atto che le cose sono cambiate e si ricostruisce un pezzo di storia della città».
E le fontane?
«I lavori si possono fermare. Le fontane basse sono gradevoli in piazza Gae Aulenti a Milano, ma a Busto non appaiono contestuali: il monumento ai Caduti recupera un percorso importante, peculiare per questa città».
La mozione di Diego Cornacchia non è all’ordine del giorno del prossimo consiglio comunale, previsto il 23 aprile.
Il tempo scorre, se si devono stoppare i lavori si deve agire subito.
L’ex presidente del consiglio comunale insiste: «Il sindaco si deve dare una mossa, lui non è responsabile della collocazione inidonea del monumento, legata puramente alla creazione di un autosilo (poi non creato) in piazza Vittorio Emanuele e alla pedonalizzazione (non realizzata) di piazza Trento e Trieste. Si è fatto in passato un grosso favore a Soceba, scontandole gli oneri di urbanizzazione. Adesso si possono cambiare le cose: il monumento deve tornare dov’era, lì dove sta ora viene solo danneggiato e vilipeso».
Cornacchia ricorda di avere votato ai tempi contro la creazione dell’autosilo.
E ora incalza: «Purtroppo si arriva sempre in ritardo, ma tutti a Busto dicono che è insensato tenere l’omaggio ai Caduti dove lo hanno spostato. Antonelli dovrebbe schioccare le dita, la spesa sarebbe minimale. A Soceba si è fatto un favore? Soceba smonti il monumento e lo riporti a casa. Rimediare agli errori è possibile, salvando onore e decoro».
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