LA SENTENZA
Busto Arsizio, papà stalker: condannato
A processo un uomo “sparito” per 37 anni

Non si fece vedere né sentire per trentasette anni, nel 2016 dal nulla si rimaterializzò nell’esistenza della figlia con la pretesa di ricucire lo strappo e vestire i panni del genitore.
L’iniziativa non piacque e gli ottusi tentativi ripetuti per quattro anni piacquero ancor meno. Il risultato delle bizzarre scelte dell’uomo è la sentenza pronunciata ieri mattina dal giudice Nicoletta Guerrero: una condanna di otto mesi per stalking (così come richiesti dal pm d’udienza Lara Zucchini) e il risarcimento alla vittima di 1500 euro che la donna - costituita parte civile con l’avvocato Luca Abbiati - devolverà all’associazione Bianca Garavaglia. L’imputato - che è difeso dall’avvocato Fiorella Ceriotti - valuterà il ricorso in appello dopo la lettura delle motivazioni.
Di certo c’è che dal giorno in cui la polizia gli notificò il divieto di avvicinamento alla figlia il sessantacinquenne interruppe qualsiasi genere di invadenza. Non che prima del maggio 2020 si fosse mai dimostrato pericoloso: la aspettava sotto casa, le mandava mazzi di fiori al compleanno, la seguiva nonostante la quarantenne lo respingesse senza troppi scrupoli. Era insomma fastidioso e ansiogeno, sconquassava l’equilibrio fragile che la donna aveva conquistato malgrado l’assenza paterna. Per questo sporse denuncia, per preservare la sua stabilità emotiva. L’ultimo incontro tra loro è stato nell’aula del tribunale.
Durante l’esame, il padre si lasciò andare in dichiarazioni teatrali: «Grazie giudice per avermi permesso di dare le mie spiegazioni a mia figlia. Ho capito che la ragazza ha un’immagine negativa di me, e infatti non l’ho più disturbata ma la mia porta resterà sempre aperta. Per me questo è un momento importante, ora posso morire felice».
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