FASCICOLO DIMENTICATO
Processo 18 anni dopo le rapine
Alla sbarra collaboratore di giustizia che ora chiede lo sconto di pena

Diciotto anni. C’erano ancora le Torri Gemelle quando Fiorenzo Cammarata spadroneggiava sulla scena del crimine. Oggi è un’altra persona, con le rapine in banca, i furti, gli assalti armati ormai aveva chiuso. Anzi, ed è noto nell’ambiente, aveva pure collaborato con la giustizia, confidando nei benefici previsti. Il pubblico ministero Tiziano Masini (oggi al vertice della procura di Alessandria), prima del trasferimento a Varese, confezionò un’indagine blindata. Poi però non se ne seppe più nulla. Fino alla scorsa estate. Il fascicolo, passato in eredità da magistrato a magistrato, alla fine se l’erano dimenticato tutti tra gli scaffali della procura. È stato il pubblico ministero Francesca Parola a ritrovarlo tra le carte abbandonate, trasecolando. Sicché si è rimboccata le maniche e dopo aver studiato i vecchissimi atti, ha firmato la richiesta di rinvio a giudizio per ben nove rapine. Ieri mattina, martedì 30 aprile, l’avvocato di Cammarata, Alberto Talamone, ha chiesto e ottenuto dal gup Nicoletta Guerrero il rito abbreviato, la prossima udienza è fissata a ottobre.
I colpi contestati, l’imputato li ha ammessi tutti durante l’interrogatorio con il pm Parola dello scorso agosto. Ce ne è uno del 12 dicembre 2001, commesso alla Cariplo-Intesa Bci di Cardano al Campo: Cammarata fece sia da basista che da palo ai due complici (che nel frattempo sono morti) che quel giorno fecero irruzione nell’istituto di credito con una pistola e i taglierini. Ad aprile dello stesso anno, in concorso con altri quattro soci, due dei quali a loro volta deceduti, assaltò un portavalori a Borgomanero: muniti di armi ed esplosivi, minacciarono le guardie giurate e fuggirono con 140 milioni di lire. A settembre, con altri tre, prese di mira la Banca popolare di Intra ad Arsago Seprio: cappellini, parrucche, occhiali da sole e pistole in pugno, razziarono oltre 100 milioni di lire. Nel mirino della sua banda, ad agosto del 2001, finì anche l’azienda ex municipalizzata Amsc di Gallarate: Cammarata e compagni picchiarono una guardia giurata facendole perdere i sensi poi si impossessarono della sua pistola, degli indumenti e delle chiavi. Nel 2002 una rapina alla Banca popolare di Cassano Magnago: bottino 7800 euro.
Raid anche in un supermercato di Tradate, operazione in cui Cammarata fece un po’ da regista, fornendo le informazioni sull’obiettivo da depredare e facendo da supervisore. Ad aprile del 2002 il cinquantaquattrenne e i suoi uomini colpirono la Banca popolare di Intra di Cardano al Campo. Non venne risparmiato neppure il Credito italiano di via Quintino Sella, in cui Cammarata fece da basista e da palo. E per concludere si fiondarono anche su un ombrellificio di Crenna: era luglio del 2002. L’imputato radunò gli amici e armati di pistola, fecero irruzione minacciando il titolare e i dipendenti che corsero in suo aiuto. I malviventi ripulirono il registro di cassa e poi scapparono. Tra i complici di Cammarata - già giudicati in separata sede - c’era anche il presunto assassino della guardia giurata Gennaro Paragliola, ucciso il 29 marzo del 2002 a Milano nel corso di una delle loro tante rapine. L’uomo, arrestato tre anni dopo l’omicidio, morì improvvisamente in carcere a soli quarantadue anni.
© Riproduzione Riservata