IL PATTEGGIAMENTO
Rapinò il panificio: 4 anni e 2 mesi
Pena ridotta di un terzo all’uomo che per cento euro picchiò una dipendente del “Colombo”

Rapinò il panificio Colombo di via Sella con una violenza spropositata rispetto alla somma in gioco: per soli 100 euro, picchiò la commessa con un piede di porco.
Pietro Maletta, difeso dall’avvocato Luca Carignola, ha patteggiato davanti al gup Piera Bossi una pena di quattro anni e due mesi.
L’assalto al fornaio risale all’11 dicembre: poco prima delle 19.30 il quarantaduenne irruppe nel negozio con il volto coperto da cappellino e sciarpa.
La dipendente stava compilando i fogli di chiusura e quando si accorse dell’incursione, Maletta era già intento a svuotare il registratore di cassa.
La ragazza non rimase inerme a guardare. Anzi, con notevole coraggio, si fiondò sul malvivente per strappargli di mano le due banconote da 50 euro che aveva appena preso, afferrandolo per le braccia. Ma il rapinatore reagì picchiandola con un piede di porco sferratole sul torace. Il dolore fu lancinante, ciononostante la commessa riuscì a portargli via 50 euro, tentando anche di impossessarsi dello zaino che l’uomo aveva in spalla. Maletta però scappò in via della Vite, convinto di avercela fatta. Non si accorse però di due cose: nella corsa perse gli unici 50 euro che gli erano rimasti e in più alle calcagna aveva un albanese, cliente di un bar lì vicino, che vide la scena e intervenne subito con altra gente.
Nel frattempo qualcuno aveva lanciato l’allarme al 112, la Squadra Volante arrivò presto e individuò subito il rapinatore. Ammanettarlo non fu semplice perché il quarantaduenne aggredì pure i poliziotti.
Gli inquirenti, coordinati dal pubblico ministero Flavia Salvatore, però compresero presto di non avere a che fare con un genio del crimine: innanzitutto perché l’imputato scelse come obiettivo un negozio a pochi passi da casa sua, il che avrebbe probabilmente semplificato il lavoro degli investigatori qualora non fosse stato preso in flagranza. In più era già conosciuto alle forze dell’ordine, tanto per citare uno dei suoi grandi colpi, dieci anni prima, insieme al cugino, rapinò un negozio di sedie in via Magenta.
Durante l’interrogatorio di garanzia con il gip Nicoletta Guerrero l’uomo non raccontò nulla di particolare per scagionarsi. Come tanti suoi “colleghi” il suo motore era l’esigenza di acquistare stupefacenti, di cui è fortemente dipendente.
Al momento è ancora in carcere, non è da escludere che l’avvocato Carignola si attivi già per chiedere il trasferimento in una comunità di recupero.
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