L’INCIDENTE
Redentore, l’incrocio maledetto
Ennesimo schianto sabato notte fra via Caduti nei Lager e via Rodari. «Fate qualcosa»

L’ultimo schianto sabato sera, quando le auto guidate da due donne si sono scontrate all’ormai famigerato incrocio fra via Caduti nei Lager e via Rodari, nel quartiere del Redentore.
È finita con una delle due rimasta bloccata nell’abitacolo della sua Fiat Punto, estratta con fatica dai vigili del fuoco e trasportata in codice giallo all’ospedale. E poteva andare peggio, se non fosse stato che le velocità di marcia - stando ai primi rilievi - erano abbastanza contenute.
«Noi che abitiamo da queste parti non ne possiamo più di dover assistere a queste scene, che capitano su un incrocio posto proprio vicino all’oratorio, ovviamente frequentato da tanti bambini che prima o poi potrebbero finirci di mezzo», dice Diego Barbati, che abita a due passi dal luogo dello schianto e guarda con preoccupazione alla ciclicità delle collisioni. «La causa di tutto ciò non è una sola, però di certo è necessario che chi di dovere metta un argine ai pericoli prima che succeda l’irreparabile».
Ecco allora la sua spiegazione delle criticità: «Un primo elemento chiave è la scarsa illuminazione che non permette di vedere chiaramente i segnali di fermata. Gli stessi soccorritori, per liberare la ragazza dalle lamiere, hanno dovuto accendere dei fari aggiuntivi. E comunque le indicazioni luminose vanno decisamente potenziate, perché in quel tratto di via Caduti nei Lager sono parecchi coloro che bruciano lo stop senza accorgersene».
Poi c’è il tema dell’alta velocità: «Da quel che ho capito - prosegue Barbati - non c’entra niente con questo incidente, ma vi posso assicurare che in via Caduti si vedono macchine sfrecciare a tutta birra ad ogni ora. E lo stesso avviene nella vicina via Rossini. Probabilmente servirebbe qualche dosso, oppure i rilevatori di velocità che inducono a rallentare. Anche su questo aspetto non c’è tempo da perdere».
In quella zona del Redentore le collisioni sono piuttosto frequenti, «diciamo almeno una a stagione», ed è solo una casualità se ancora non è scappato il morto. «Qualche tempo fa - ricorda Barbati - sono stato io a dover estrarre un uomo da una macchina che rischiava di prendere fuoco. Chiedo al Comune, in maniera costruttiva, di mandare la polizia locale a visionare la situazione e a prendere dei provvedimenti radicali. Per strade di questo genere, a Busto, credo che solo la via Galvani sia messa peggio».
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