IL CASO
«Siamo piccoli ma assumiamo»
Giovanni Gavazzi da operaio a imprenditore testimonia la vitalità delle pmi

Gli studiosi che ogni giorno analizzano numeri e tendenze economiche lo hanno ben chiaro già da qualche tempo: ultimamente sono le piccole e medie imprese a creare occasioni di lavoro, qualificandosi come ben più dinamiche rispetto alle grandi. Accade anche in provincia di Varese, come certificato da The European House Ambrosetti e come testimoniato sia da chi è in cerca di occupazione, sia dagli stessi imprenditori.
Come Giovanni Gavazzi, fondatore e titolare di Gavazzi srl, piccola azienda con sede a Borsano, che si occupa di lavorazioni meccaniche di precisione. Pezzi studiati al millesimo e creati per macchine utensili.
«Sì noi siamo piccoli - conferma Giovanni Gavazzi - ma negli ultimi anni abbiamo sempre assunto personale e lo faremo anche quest’anno. E’ chiaro che non si tratta di grandi numeri, ma di persone che cerchiamo con cura nel momento in cui ampliamo il numero delle nostre macchine». Quest’anno nei capannoni di Busto è previsto l’arrivo di una nuova macchina «perché investire - dice Gavazzi - è l’unico modo per crescere e restare sul mercato» e di conseguenza nel cassetto ci sono due o tre assunzioni. Del resto Gavazzi, le macchine le conosce bene. Fino a 26 anni era lui a farle andare in una fabbrica in cui era dipendente. Ma, dopo qualche anno di esperienza, quando stava per diventare capo officina, si accorse di due elementi: la sua passione per il mestiere e il desiderio di provare a far da solo. Chiese aiuto ai genitori, indebitò tutta la famiglia e affittò il primo capannone.
«Ricordo benissimo che acquistai una macchina usata per 180 milioni di lire - racconta - e iniziai a produrre nel campo delel finiture metalliche. Dopo tre anni assunsi il mio primo dipendente, che è ancora qui con me a lavorare da 25 anni». Il rapporto con i suoi ragazzi è fondamentale, «Anche perchè io non riesco a stare in ufficio - dice Gavazzi - i pezzi li voglio vedere, toccare, son sempre giù nei capannoni». Dal 2001 i capannoni sono a Busto e sono di proprietà, il fatturato è di tre milioni di euro e i dipendenti 22. I clienti sono i più grandi produttori italiani di macchine utensili: così, indirettamente, i pezzi di Gavazzi finiscono in tutto il mondo. Ai vertici, con il fondatore, ci sono il direttore generale Alberto Rossi e Cristina Locatelli che si occupa delle risorse umane. «Ma bisogna stare attenti anche a crescere», avverte Gavzzi «infatti noi non ci siamo mossi da soli». A controllare numeri di bilancio e potenzialità con Gavazzi c’è anche Klaus Breda, giovane laureando Liuc e collaboratore di Boardwalk (società bustocca specializzata in controllo di gestione).
«Per crescere - spiega Breda - è necessario un controllo dei bilanci, soprattutto dopo che i margini si sono ridotti per tutti». «Oggi non ci possiamo permettere di sbagliare - aggiunge Gavazzi - perchè non c’è possibilità di rimediare all’errore. La mia è una vita di debiti - continua - ma bisogna avere sempre una visione. Da giovane forse avevo più incoscienza, ma oggi serve coraggio: bisogna avere obiettivi chiari e capire come raggiungerli, considerando tutti i fattori in gioco».
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