LA SENTENZA
Sposa per soldi: condannata
A 20 anni nozze con un marocchino per fargli avere la cittadinanza: un anno e 4 mesi

Nella maxindagine sui matrimoni di convenienza, quelli che consentono agli stranieri di legittimare la loro presenza in Italia, c’era ancora una sposa rimasta impunita.
Era una ventenne allo sbando totale quando si prestò alla farsa, ieri, giovedì 27 giugno, la ragazza ha patteggiato davanti al gup Nicoletta Guerrero un anno e quattro mesi di reclusione e 10mila euro di multa. Pena sospesa, sempre che nel frattempo la giovane non s’infili ancora nei guai.
L’episodio contestato alla giovane risale al 17 gennaio del 2014, giorno in cui disse sì a tale Norredin, un marocchino trentanovenne mai visto prima, che successivamente venne pure arrestato per spaccio.
Il copione ormai era consolidato nell’attività di wedding planner messa in piedi da Younes Marraki, il magrebino condannato a sette anni di reclusione con rito abbreviato.
Il pubblico ministero Francesca Parola, che coordinò il lavoro dei carabinieri, ricostruì ogni fase e ogni ruolo della grande recita che portava alla regolarizzazione degli extracomunitari.
Due dei fratelli Marraki stavano in Marocco e facevano da ponte per i connazionali che sognavano l’Italia. Gli altri due Marraki e due italiani reperivano le nubende. Altri componenti della banda si adoperavano per trovare gli appartamenti per ottenere la residenza, si occupavano degli abiti nuziali, del servizio fotografico, del pranzo e pure del bouquet, e fornivano anche i testimoni (che erano sempre gli stessi) così da presentarsi davanti al pubblico ufficiale con tutta una messa in scena perfetta e tanto da essere credibili al di là di ogni perplessità.
Siccome però era una rappresentazione bella e buona, l’organizzazione pensava anche al post, ossia alle separazioni.
Quindi prendeva contatti gli avvocati che avrebbero seguito le pratiche dell’addio. In genere la luna di miele durava quaranta giorni, poi ognuno era libero di prendere la propria strada. Per il disturbo, le spose intascavano circa 3.500 euro.
Capitava addirittura che le “suocere” compiacenti si interessassero alla vicenda, preoccupate per le sorti della loro figliola.
In un caso - documentato dalle intercettazioni telefoniche - una mamma espresse le sue angosce ai boss del gruppo, ottenendo però rassicurazioni.
«Si parla solo di documenti e basta signora, non c’è nient’altro, non c’è né sesso né droga né rock and roll. Documenti e basta».
Prima dell’intervento degli inquirenti i sensali stavano pensando di migliorare il servizio, alzando la qualità delle sposine.
A quanto pare gli indagati puntavano alle più avvenenti ungheresi.
«Possiamo alzare il prezzo», prefiguravano nelle conversazioni ignorando che fossero intercettate.
Il procedimento, per i diciassette imputati che avevano scelto il dibattimento, si è concluso il 14 febbraio scorso, giorno di San Valentino, con pene fino a sette anni e mezzo.
Nove - tra cui il capo Marraki - erano andati davanti al gup a marzo del 2016, optando per il rito abbreviato, altri ventinove patteggiarono.
L’imputata di ieri era rimasta nel limbo per una questione di notifiche.
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