IL CASO
Tenta di evadere dall’ospedale
Dominicano di 29 anni cerca di darsi alla fuga, fermato dagli agenti
Non c’è detenuto che non sogni la fuga. Nemmeno i più ligi, nemmeno quelli davvero convertiti alla legalità. Se trovano un varco, ci si fiondano. E spesso nelle nostre carceri la sicurezza non è certo all’altezza.
Ieri, all’ospedale, un caso da manuale, la tentata evasione di un insospettabile cardiopatico accompagnato per una visita medica. Nella sala d’attesa tra gli utenti si è diffuso il panico, la scena a cui hanno assistito ha scosso la loro sensibilità di malati disavvezi al mondo della criminalità.
Protagonista un dominicano ventinovenne che ha il fine pena nel 2025: ospite modello di via per Cassano, lavoratore interno addetto alle pulizie, doveva sottoporsi ad accertamenti nell’ambulatorio 2.
Intorno alle 12.30 ha chiesto agli agenti di potersi recare alla toilette, ovviamente ammanettato. Ma dopo qualche passo ha fatto uno scatto felino, ha spintonato la scorta ed è scappato di corsa.
Panico generale. La prontezza del personale della polizia penitenziaria non gli ha permesso di percorrere oltre cinque metri. Ma quando gli agenti lo hanno fermato, il dominicano ha iniziato a scalciare e sferrare cazzotti, sempre sotto gli occhi dei cardiopatici che aspettavano il loro turno.
Necessario chiamare i rinforzi dal carcere, per fortuna nello studio medico 5 c’era un altro detenuto con due agenti che hanno subito dato manforte. Epilogo: il ragazzo, che comunque ha chiesto scusa, verrà trasferito in altra struttura al più presto.
Nel frattempo verrà denunciato per tentata evasione e resistenza a pubblico ufficiale (i due agenti hanno riportato lesioni giudicate guaribile in nove e dieci giorni).
E nonostante queste emergenze, dovute al numero ridotto di personale, gli organici non vengono potenziati e le misure di sicurezza sono spesso trascurate. Il delegato Uilpa polizia penitenziaria Pierpaolo Giacovazzo, tra l’altro intervenuto ieri in ausilio dei colleghi, ha diffuso una nota in cui segnala le serie difficoltà che i colleghi devono fronteggiare soprattutto quando si tratta di svolgere servizio in ospedale e a Malpensa con gli ovulatori di droga.
La polizia penitenziaria di Busto dovrebbe operare nell’area S1 dello scalo solo in via secondaria e a supporto degli agenti assegnati all’aeroporto. «Ma questa disposizione viene sistematicamente invertita, nel caso di ovulatori da sorvegliare è il reparto di Busto che se ne occupa, quindi non in modo eccezionale ma continuativo e con non meno di tre unità al giorno. Questa gestione grava sui carichi di lavoro del personale effettivo del Nucleo traduzioni, senza tenere in conto della carenza di organico», si legge nel documento inviato anche al provveditore. Gli stessi rischi si ripropongono per il piantonamento nelle strutture sanitarie, ambiente in cui si registrano i più numerosi tentativi di fuga.
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