IL PROCESSO
La cubana lo tradisce e diventa stalker
Anziano in aula ma la giovane moglie lo perdona: «Senza di te mi sento sola»

Bionda, prosperosa, esotica e soprattutto più giovane del marito di trentadue anni. L’epilogo del matrimonio era già scritto: la cubana quarantenne prima o poi si sarebbe stufata del settantaduenne, l’avrebbe tradito e se ne sarebbe andata abbandonandolo nella sua mesta vetustà.
In realtà di colpi di scena ce ne sono stati svariati nella vicenda approdata ieri davanti al gup Nicoletta Guerrero, partendo dalla denuncia per maltrattamenti sporta dalla donna alla lettera inviata nei giorni scorsi e acquisita agli atti. «Sto lavorando senza voglia e mi sento tanto sola. Tu sei l’unica persona che mi voleva veramente bene, alla tua maniera e adesso che non ci sei più mi sento tanto sola. Avevi ragione tu».
A questo punto il giudice dovrà valutare queste dichiarazioni che suonano proprio come una ritrattazione. O comunque come una retromarcia: «Mi spiace tanto tanto e sto male per tutta questa situazione, sono andata da diversi avvocati e mi hanno detto che l’unica cosa che posso fare per te è parlare quando ci sarà l’udienza».
Peccato però che la cubana agli inquirenti raccontò episodi gravi, sui quali nessuno avrebbe potuto sorvolare. La violenza del settantaduenne esplose, a quanto pare, quando nel 2015 scoprì il tradimento della moglie, che aveva iniziato una relazione extraconiugale parallela e stabile. Facile immaginare la furia dell’uomo: gli insulti divennero una costante del loro ormai logoro matrimonio, ma c’erano anche le minacce, pesantissime. «Mi trovo un valido alibi, assoldo qualcuno e faccio uccidere te e il tuo fidanzato», le ripeteva di continuo. Una notte - denunciò la donna - l’avrebbe schiaffeggiata sorprendendola nel sonno e coprendola di parolacce. La vittima riferì anche un’accesissima discussione durante la quale l’imputato avrebbe brandito un coltello da cucina, e un’altra in cui avrebbe tentato di strozzarla con il cavo del telefonino.
L’anziano viveva le corna con un senso di umiliazione che si traduceva in rabbia cieca. Il 15 febbraio del 2016, sospettando che la giovane moglie avesse trascorso San Valentino con l’amante, cercò di sbatterla fuori di casa mezza nuda, con il solo accappatoio indosso. La quarantenne cadde sull’erba del loro giardino sotto i colpi degli spintoni, l’imputato allora le sarebbe saltato addosso prendendola addirittura per il collo. Qualche giorno dopo, mentre il settantaduenne era all’estero per il classico viaggio di lavoro, le inviò messaggi da brivido: «Tua figlia è a casa da sola, tu sei con quel bastardo. Ti consiglio di sparire, te e quel bastardo, perché come arrivo siete due cadaveri».
Oltre a questi episodi estremi, le indagini - condotte dal pubblico ministero Massimo De Filippo - hanno portato a galla anche pedinamenti, appostamenti, telefonate martellanti e monitoraggi ossessivi attraverso l’installazione di microspie e gps sull’auto della donna.
Davanti a un quadro indiziario così consistente, il pm non ha potuto fare altro che chiedere il rinvio a giudizio. L’avvocato Marcella Micheletti in udienza ha prodotto la lettera spedita dalla ravveduta quarantenne e numerose fotografie postate su Facebook, in cui la bella cubana è ritratta su spiagge dorate in forma smagliante. Non che le vittime di maltrattamenti in famiglia debbano girare sciatte, indossando vesti dimesse e mostrando le ferite - fisiche e psicologiche - delle violenze subite. Ma certo look succinto e sorrisi a trentadue denti lasciano sperare che la quarantenne abbia superato i suoi traumi.
© Riproduzione Riservata