LA VIDEOCHIAMATA
Carcere, colloqui su Skype
L’istituto bustese è tra i primi a varare questa opportunità per i detenuti e le loro famiglie
In via Per Cassano, dove 430 detenuti sono tenuti sotto controllo da poco meno di 170 agenti di polizia penitenziaria, la tecnologia offre un prezioso supporto.
L’istituto diretto da Orazio Sorrentini ha attivato la possibilità di svolgere i colloqui tramite Skype: videochiamate sostituiranno le trasferte di parenti lontani, un aiuto importante per chi è straniero e per chi, italianissimo, ha genitori anziani e malati.
Dopo una breve sperimentazione al carcere di Bollate, la casa circondariale di Busto Arsizio è tra le prime in Lombardia a dar concretezza alla circolare del Dipartimento di amministrazione penitenziaria, che parifica le videochiamate alla visita diretta in istituto (al punto che il monte ore non cambia, restano in tutto sei ore al mese).
«Abbiamo dato il via alla procedura - chiarisce il comandante Rossella Panaro - Siamo ai primi passi, c’è da attendere qualche giorno. Le sedi lombarde dovranno partire insieme. A Bollate la precedente esperienza era stata bloccata per problemi relativi alla sicurezza delle linee, ora il sistema Skype for business è stato collaudato dal Dipartimento. Siamo attivi, dobbiamo attendere le richieste dei detenuti».
Le regole sono chiare.
«Per noi agenti - spiega il comandante - è un vantaggio: in precedenza chi otteneva un video colloquio veniva mandato in permesso di necessità a Casa Onesimo e poi alla Casa di Francesco a Gallarate. Ora il pc è stato fornito dal Dipartimento».
Un bell’aiuto per gli stranieri?
«Non solo, anche gli italiani hanno parenti anziani che non si possono muovere. Tutto viene controllato dalla polizia penitenziaria da una postazione remota: un controllo visivo non auditivo, occorre evitare che si introducano nel dialogo persone non autorizzate preventivamente, ci sono procedure chiare di riconoscimento visto che qualcuno potrebbe camuffarsi».
La circolare risale al 29 gennaio, fa riferimento alla disciplina già prevista per i normali colloqui.
Fra i detenuti sta girando un volantino chiarificatore: “I vostri parenti dovranno scaricare Skype for business su pc o smartphone e registrarsi gratuitamente. Devono avere un contratto telefonico, fisso o mobile, che garantisca l’accesso a internet”.
Per i meno esperti non mancherà il supporto degli operatori, «è un vostro diritto - si precisa - che il nostro istituto attiva ben prima di tanti altri».
Non serve la cosiddetta “domandina”. Basta rivolgersi all’assistente nella propria sezione, allegando i dati e la foto del destinatario della chiamata, uno stato di famiglia o l’autocertificazione che attesti il grado di parentela.
L’estate è volata, riuscendo a organizzare qualche attività nonostante gli educatori arrivino ancora “in missione” e non siano stabili.
I detenuti non sono mai scesi sotto quota 400, mentre gli agenti restano in sottonumero.
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