LA DECISIONE
Busto, l’avvocato non aiutò la ‘ndrangheta
Indagine su Cramis archiviata, Procura e gip smontano la tesi del pm

Trasferimento fraudolento di valori: questa l’accusa che il pubblico ministero della Dda Alessandra Cerreti contestava all’avvocato Francesca Cramis. Il magistrato della procura antimafia sosteneva un coinvolgimento del legale dell’’ndranghetista ora pentito Emanuele De Castro in eventuali svuotamenti di conti correnti. Ma l’ipotesi accusatoria è franata completamente: dopo un lunghissimo e accurato interrogatorio con il procuratore capo Giuseppe D’Amico e il pubblico ministero Martina Melita, la procura ha chiesto l’archiviazione. E il gip l’ha accolta. Chiuso dunque uno dei capitoli meno piacevoli della biografia della penalista assistita dagli avvocati Marco Mainini e Concetto Galati.
Era dal 17 settembre del 2020 che sulla sua testa pendeva la contestazione: la annunciò il pm Cerreti all’inizio di un’udienza del processo dibattimentale Krimisa e il reato era stato qualificato come favoreggiamento reale al capo bastone della cosca, riferito al periodo in cui non si era ancora pentito. Cramis era il suo difensore storico. A parere del pm milanese, il consulente del lavoro imputato in Krimisa (e difeso da Cramis fino a quel 17 settembre, quando decise per motivi di opportunità di rinunciare all’incarico) avrebbe convocato uno degli indagati nel proprio ufficio affermando che il denaro di De Castro dovesse essere distribuito a più persone per non lasciare nulla sul conto, così come avrebbe consigliato la penalista.
Gli atti erano stati poi trasmessi a Busto Arsizio per competenza territoriale, gli inquirenti hanno ristudiato le carte e approfondito la vicenda anche attraverso l’interrogatorio fiume e hanno concluso per l’infondatezza del teorema della Dda, che a quanto disse la stessa Cerreti «era stata una strategia processuale», probabilmente per eliminare una parte “scomoda” nella fase finale di Krimisa. Il consulente è stato assolto in primo grado dal collegio presieduto da Rossella Ferrazzi. Il suo legale, Davide Steccanella, nel frattempo aveva sporto denuncia per calunnia contro De Castro, ma di quel fascicolo per ora non si sa nulla.
La soddisfazione dalla nota penalista è immensa, non che abbia mai traballato avendo la coscienza pulita. Ma certo era stato un brutto colpo dopo quarant’anni di professione costellata da incarichi di grosso calibro criminale: ha difeso boss di spicco senza che la sua onestà venisse mai messa in discussione. «Ma non è finita qua. La partita è ancora aperta. Ora presenterò un esposto al Csm contro il pubblico ministero che mi ha indagata. Non l’ho fatto prima perché non volevo che il Csm lo ritenesse strumentale all’esito della mia posizione. Aspettavo, fiduciosa, nell’archiviazione prima di muovermi. E ora procedo», commenta l’avvocato.
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