IL CASO
Malato e sulla carrozzina: vive in stazione
Il 72enne Onofrio: «Mia moglie e mio figlio mi vengono a trovare qui»
A passare con frequenza per la stazione Fs, non è difficile notarlo. Se ne sta appartato in sala di attesa, sulla sedia a rotelle. Guarda i treni in transito, la gente che passa. È facile scambiarci due parole, perché di carattere è affabile e di buone maniere. Solo l’aspetto può respingere. D’altronde, è da oltre un anno che Onofrio, 72 anni, fa la vita del clochard. Non proprio una scelta, ma una conseguenza obbligata dalle circostanze, per come la racconta lui: «Non riuscivo più a fare le scale di casa. Così sono finito su una panchina in un parco di Legnano, nella contrada di San Domenico, dove andavo a mangiare alla mensa dei frati».
Con l’approssimarsi dell’inverno deve essersi convinto a rivolgersi al dormitorio della stazione di Busto, dove ha trovato riparo da appena due settimane. Peraltro, Busto è la città dove ha lavorato fino a 7 anni fa come verniciatore di macchine utensili e dove ha abitato con moglie a carico e un figlio di 9 anni che dice suo al primo piano di una casa Aler: 27 gradini e nessun ascensore né montacarichi sono diventati la barriera insormontabile, che l’ha consegnato alla strada. Con sé, Onofrio tiene stretta una borsa colma di farmaci. Riferisce di avere trascorso otto mesi di ricovero in ospedale tra Castellanza e Verbania, da quando ha lasciato casa. Assume 12 pastiglie al giorno per tenere a bada una serie di problemi sanitari, che vanno dal diabete al mal di cuore con annessi altri accidenti circolatori, fino all’ulcera, che l’ha costretto dapprima alle stampelle, poi sulla carrozzina. Ogni martedì, racconta, il genero lo viene a prendere e lo porta in ospedale per le medicazioni, senza le quali le gambe rischiano di andare in cancrena, e per farsi una doccia. Inizialmente, tra la pensione di invalidità civile e i risparmi di una vita tenuti da parte, riusciva a passare qualcosa a chi, dice, lo aiutava. Era anche riuscito ad assumere il cognato come badante, retribuendolo regolarmente. Ora, tra una spesa e l’altra, si è ridotto al lastrico. Parla addirittura di risparmi per 40mila euro andati in fumo. Invoca un assegno di accompagnamento e ai servizi sociali, insiste perché gli trovino una sistemazione. Qualcosa era pure saltato fuori «In piazza», forse viale Repubblica, ma Onofrio sostiene che il canone di 150 euro, che gli veniva richiesto, non fosse alla sua portata. Eppure può contare su una pensione di invalidità di 600 euro. Non basta, assicura. A domanda se si senta abbandonato, risponde di no: moglie, figlio e cognato, spiega, lo vanno a trovare in stazione. Ai pasti però ci pensano la Croce Rossa e qualche amico che gli passa dei panini, presi sempre alla mensa dei poveri di Legnano. Si capisce che il buon Onofrio non farebbe male a una mosca e della sua attuale situazione non fa colpa a nessuno. Chiede solo una mano: un’integrazione alla pensione, una casa, qualcosa. Si avvicina il Natale. Che lo sia anche per lui.
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