GRAVI DIFFICOLTA’
Primario via, reparti sotto organico: la sanità di Busto boccheggia
Merlo lascia l’Ortopedia, Pronto Soccorso e rianimazione con personale insufficiente

In ordine di tempo, l’ultimo caso scottante è stato quello dei medici di Ortopedia, ai quali la direzione di Asst Valle Olona ha chiesto di coprire i turni di reperibilità all’ospedale di Saronno. I camici bianchi bustesi hanno esternato pubblicamente le loro difficoltà, evidenziando che la richiesta di dare man forte a Saronno va a sommarsi a carichi di lavoro già particolarmente gravosi. Pochi giorni dopo la presa di posizione degli ortopedici, è giunta la notizia delle dimissioni del primario del reparto, Marco Merlo, figura molto nota e apprezzata sul territorio, tanto da essere considerato una vera e propria istituzione dell’ospedale di Busto Arsizio. Il direttore generale di Asst Valle Olona, Eugenio Porfido, ha precisato che le dimissioni di Merlo non hanno nulla a che vedere con il “subbuglio” che agita il reparto (il primario avrebbe solo anticipato di qualche mese il proprio pensionamento), ma la notizia certo non ha contribuito a rasserenare gli animi degli utenti riguardo alla situazione dell’ospedale.
L’ODISSEA DI UN 85ENNE
Perché la lista delle criticità era già piuttosto nutrita, a cominciare dalla carenza di medici in diversi reparti della struttura di via Arnaldo da Brescia. Complessivamente, in Asst Valle Olona ci sono una settantina di dottori in meno rispetto al fabbisogno. Sono note, in particolare, le difficoltà di reparti come la Rianimazione (a causa della mancanza di anestesisti) e il Pronto soccorso. Qui, per citare un episodio su tutti, domenica un ottantacinquenne con seri scompensi cardiaci e gli strascichi di una polmonite asintomatica (ma non per questo meno debilitante) è rimasto dalle 13.15 alle 23 sulla sedia a rotelle con l’ossigeno, in attesa di essere visitato. Con lui la figlia, rimasta in piedi per circa sette ore prima di conquistarsi una seggiola.
Molti professionisti hanno lasciato negli ultimi anni l’ospedale di Busto (qualcuno è andato in pensione, qualcun altro si è spostato in una struttura privata, altri ancora hanno scelto di lavorare in ospedali limitrofi) e sostituirli non è affatto semplice, vista la penuria di specialisti. Così, quelli che resistono, sono spesso costretti a sobbarcarsi carichi di lavoro gravosi e turni massacranti. Senza dimenticare l’annoso problema delle liste d’attesa, comune però a tutte (o quasi) le strutture della sanità pubblica. Non va neppure meglio sul fronte dei medici di base, ma è un capitolo a parte. Insomma, mentre si continua – giustamente – a parlare del nuovo ospedale, non si possono trascurare i presìdi attualmente esistenti, anche perché il nuovo polo sanitario d’eccellenza di Beata Giuliana vedrà la luce tra (almeno) sette anni.
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