L’AZZARDO E IL SUSSIDIO
Scommesse, soldi e reddito di cittadinanza
Pensionata di Busto Arsizio prosciolta dal gup: non mentì sull’Isee, a vincere online era il figlio

Era accusata di percezione indebita del reddito di cittadinanza, il gup Piera Bossi ha prosciolto la sessantasettenne perché il fatto non costituisce reato. La richiesta dell’avvocato Alberto Arrigoni è stata accolta nonostante la pensionata risultasse tutt’altro che indigente: nel 2018 le erano entrati 63mila 400 euro grazie alle scommesse online, nel 2019 le vincite erano salite addirittura a 93.500 euro. Tralasciando ogni considerazione sulla sfortuna sfacciata, era abbastanza evidente che gli oltre 12mila euro di benefici economici non le fossero dovuti.
EQUIVOCO
L’apparenza inganna talvolta anche la guardia di finanza. Durante i controlli previsti sulle erogazioni statali, alle fiamme gialle di Busto Arsizio balzò agli occhi il divario tra ciò che aveva dichiarato nell’Isee e ciò che aveva in banca. Segnalarono il reato alla procura che procedette con la richiesta di rinvio a giudizio. L’udienza era stata rinviata in attesa della pronuncia della Corte costituzionale sul sanzionamento dell’omessa dichiarazione di vincite lorde: la consulta a fine marzo statuì che «il reddito di cittadinanza non può aiutare chi si rovina con il gioco». L’ epilogo sembrava già scritto. Ma l’avvocato Arrigoni è andato oltre il fenomeno e ha scoperto il noumeno: tempo addietro il figlio della sessantasettenne, titolare di un’agenzia di risarcimento danni, aveva deciso di intestare l’attività (che poi dovette cessare) alla mamma. E con il conto di quella società l’uomo giocava d’azzardo puntando sui siti internet specializzati. Dunque quel denaro era del figlio. Il gup Piera Bossi ha quindi convenuto sulla mancanza di dolo e dell’elemento soggettivo e così la bustese è uscita dalla zona d’ombra giudiziaria in cui era rimasta intrappolata.
PASSATO TURBOLENTO
La pensionata oggi è invalida e per nulla abbiente, del sussidio pubblico ha una reale necessità, lo garantisce il suo storico difensore. Perché c’è stato un tempo in cui cercava di mantenersi con molta più intraprendenza: nel 2001 venne arrestata dai carabinieri insieme ad altri otto indagati accusati di spaccio di cocaina (davanti al bowling di Gallarate), che facevano capo a un albanese. Secondo gli inquirenti dell’epoca la donna avrebbe avuto il compito di procacciare i clienti, di organizzare incontri nel suo appartamento di Busto Arsizio e pure di garantire sull’onestà di chi non poteva pagare subito. Un giorno qualcuno sparò contro casa sua e a parere degli investigatori sarebbe stato un avvertimento della banda per scoraggiarla a tradire i soci o a mettersi in proprio. Anche in quel caso la posizione della bustese venne equivocata: assistita dall’avvocato Alberto Arrigoni la pensionata venne assolta da ogni accusa.
© Riproduzione Riservata