OMICIDIO-SUICIDIO
Anni di liti e tensioni, poi il gesto estremo
La tragedia dopo l’ultimo ricovero della moglie. Nel passato anche una denuncia della donna nei confronti di Giovanni Gallone: «Mi maltratta»
Anni di paziente e remissiva sopportazione. Perché la malattia della moglie Maria Dolores Della Bella, un tumore al cervello, era troppo aggressiva, le sue condizioni mentali troppo delicate.
Il marito, Giovanni Gallone, resisteva passivamente, chi lo conosceva non esita a definirlo sempre pronto a evitare i conflitti che si innescavano. Fino al momento in cui, l’altra sera, il settantaduenne ha preso un cavo elettrico - qualcuno ipotizza invece il filo di uno stetoscopio - e gliel’ha stretto intorno al collo, probabilmente mentre la donna dormiva. O forse dopo averla sedata.
Il cadavere della sessantottenne è stato trovato composto sul letto, con una vestaglia da notte, il filo annodato alla gola e nessun segno di colluttazione o di difesa. Nessuna traccia di lotta neppure sul corpo del settantaduenne, rinvenuto impiccato nel locale caldaia del balcone.
Le risposte sull’ora del decesso e sulle diverse fasi dell’omicidio-suicidio arriveranno solo dall’autopsia disposta su entrambi dal pubblico ministero Rossella Incardona.
Le liti erano comunque frequenti, a quanto pare in qualche occasione Maria aveva anche minacciato di lasciare il marito. Nel 2013 la donna si presentò in commissariato per denunciarlo: «Mi maltratta da anni, fisicamente e psicologicamente» mise a verbale. I poliziotti al comando del dirigente Franco Novati, coordinati dal pubblico ministero Maria Cristina Ria, svilupparono le indagini che dettero però esito negativo. Nessuno, tra familiari, vicini, amici e conoscenti, confermò quanto sostenuto dalla donna. E il fascicolo venne archiviato (all’uomo venne comunque tolta un’arma che deteneva regolarmente).
Nonostante le pesanti accuse che la moglie gli aveva mosso, Giovanni restò al suo fianco. Un anno più tardi la polizia dovette intervenire ancora. In preda a una delle sue crisi, Maria si allontanò da casa mettendo in allarme tutti: gli agenti della squadra volante la ritrovarono vicino al cimitero. Era incontenibile, dovettero portarla in ospedale e lì venne ricoverata in psichiatria. A quanto pare il marito temeva per la sua incolumità, ma accettò lo stesso la sfida che la vita coniugale gli aveva lanciato. Poi arrivò la recidiva del tumore.
Sabato mattina Maria è stata dimessa dall’ospedale San Raffaele dopo quaranta giorni di degenza.
Stando a quanto ricostruito i medici non l’avevano data per spacciata, la malattia a quanto pare non era allo stadio terminale. Nel primo pomeriggio la figlia della coppia è andata nell’abitazione di via San Candido 10 per fare visita a entrambi. Padre e madre hanno iniziato a litigare davanti a lei che, preoccupata, ha chiamato il 118. L’ambulanza ha trasportato Maria all’ospedale, dove ha avuto un colloquio con lo psichiatra. Poi di nuovo a casa. Ma evidentemente le tensioni non hanno fatto che crescere. Domenica la figlia ha provato più volte a contattare i genitori, nessuno rispondeva. Alle 19 ha deciso di andare a controllare che fosse tutto a posto. Entrambi erano ormai senza vita.
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