Cairate: «Non entrate, mio figlio è morto così»
Davide Giani invita a rimuovere i video di incitamento all’ingresso nell’ex cartiera dal web

«Se qualcuno pensa di entrare nella cartiera per girare un video, venga da me: gli racconto cosa è successo». Davide Giani è il papà di Alessandro, che nel 2015, pochi giorni prima di Natale, cadde all’interno del complesso industriale dismesso nel fondovalle cairatese dove era entrato insieme ad alcuni amici. Il giovane morì poco dopo.
Qualche tempo più tardi papà Davide e sua moglie segnalarono alle istituzioni un video, girato da un ingegnere, che sembrava un vero e proprio invito a entrare nello scheletro della Vita Mayer nonostante i rischi. Quel video venne rimosso.
VIDEO E COMMENTI DA BRIVIDI
Ora, a distanza di anni, circolano ancora alcune immagini sul web - più o meno recenti, di autori diversi - che fanno accapponare la pelle a chi le guarda con occhi adulti che riescono a vedere il pericolo. Così come fanno accapponare la pelle certi commenti di ragazzi che elogiano il fascino decadente della vecchia «Vima» e sognano d’entrarci con le diverse condizioni meteo. E papà Davide raccoglie tutto il coraggio che ci vuole per parlare di quel posto maledetto chiuso da 45 anni esatti: chi lo conosce sa quanto gli costi.
«Se succedesse qualcosa a chi entra per girare quei video non me lo perdonerei, sento al cento per cento questa responsabilità», dice. «Se serve, sono pronto a incontrare i ragazzi dei video per raccontare la storia di quel posto».
ISTITUZIONI ATTENTE
L’attenzione è alta anche tra le istituzioni. La scorsa primavera alcuni sindaci della Valle, a cominciare da quello di Cairate, Anna Pugliese, hanno segnalato il pericolo delle intrusioni all’interno dello stabilimento abbandonato e i rischi connessi. «Abbiamo fatto segnalazione alla Questura e alla Prefettura, il problema riguarda la cartiera e le altre aree dismesse», ricorda Pugliese. Chiaro però che fermare chi decidesse di rischiare non è semplice per nessuno. Da qui la decisione di Davide Giani di mettersi in gioco, rivolgendosi direttamente ai giovani. «Sono attirati da quel posto e alcuni video possono attirarli ancora di più - sottolinea - Non devo permettere in alcun modo che capiti un altro incidente».
Nessun dito puntato da parte di Giani. Anche perché tutti i cartelli e i cancelli del mondo rischiano di non essere sufficienti di fronte a persone che - come si vede in un video pubblicato online il 15 luglio di un anno fa - riescono a scavalcare la recinzione. Piuttosto c’è la premura di un padre nei confronti di ragazzi come suo figlio. «La possibilità che succeda qualcosa è oggettiva» dice papà Davide. «Sono pronto a incontrare chi ha girato i video e fare tutto quello che è nelle mie possibilità».
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