TENDENZE
I risparmi? Li investo in Svizzera
Imprenditori e ceto medio portano Oltreconfine il denaro che vogliono far fruttare

Una volta, in Svizzera si nascondevano i soldi. Ora che il deposito elvetico è stato sostanzialmente sdoganato, il fiume di denaro non è cambiato ma, in buona parte, è emerso. Lo confermano i dati di Valuer Investments (Banca Generali), che gestisce un portafoglio di 1,5 miliardi in Svizzera.
Di chi si tratta? Perché investono lì?
Lo abbiamo chiesto ad Alida Carcano, Partner e Ceo di Valeur Investments, che traccia un quadro interessante della situazione: «La maggior parte dei nostri clienti sono imprenditori o professionisti che hanno accumulato il proprio patrimonio grazie all’attività lavorativa, oppure famiglie con un’eredità da proteggere. Questi clienti tendenzialmente scelgono di diversificare all’estero quella parte della ricchezza che non desiderano spendere, destinata alle future generazioni. E la Svizzera, grazie a una valuta forte come il franco e la tradizione bancaria, si conferma una delle mete di riferimento per i capitali, non solo italiani ma anche da altri Paesi, regolarmente dichiarati ed in trasparenza detenuti dalle famiglie.
È quindi assolutamente vero che sta aumentando la tendenza a portare all’estero i risparmi accumulati anche dalla classe media, in vista soprattutto di una maggiore internazionalizzazione della famiglia. Sono ormai numerosi i figli che studiano all’estero o che si trasferiscono alla ricerca di un lavoro. A una presenza più globale della famiglia, che tra l’altro oggi spesso vede convivere quattro generazioni, quindi esigenze molto diverse, corrisponde un desiderio di avere un patrimonio investito più internazionalmente. E credo sia un importante trend anche per il futuro».
Com’è cambiato in questi anni il mercato di chi investe in Svizzera?
«In generale, non solo in Svizzera, l’investitore è diventato molto più attento ed esigente. Per prima cosa desidera avere un approccio personalizzato, con accesso a un’ampia gamma di soluzioni di investimento. Inoltre vuole essere più veloce a reagire, avere un interlocutore affidabile che possibilmente non cambi nel tempo. E’ importante che la banca presso la quale sono depositati gli averi sia solida; ma soprattutto il patrimonio deve avere un respiro internazionale, prevedere investimenti a livello globale».
Come investe il cliente? Azioni, obbligazioni, altro?
«Stiamo vivendo un periodo d’oro a livello globale: un giusto livello di crescita, inflazione sotto controllo, in molti Paesi occidentali disoccupazione bassissima. E soprattutto tassi di interessi bassissimi. È una situazione favorevole all’attività economica. Dal punto di vista degli investimenti, de facto per l’investitore europeo le obbligazioni sono improponibili: il rendimento del bund tedesco a 10 anni è sceso al di sotto del -0,4%; hanno rendimenti negativi i titoli di stato a 10 anni tedesco, francese, svedese e olandese. Personalmente consiglio piuttosto azioni che paghino dividendi interessanti e costanti: il dividendo, oltre a rappresentare un elemento finanziario, è un messaggio forte sulla buona salute della società».
Quali tendenze prevedete per il futuro?
«Quando si parla di investimenti in Italia, il focus è troppo spesso posto sull’entità del debito pubblico, che ovviamente ha un suo peso, ma è controbilanciato dall’importante ricchezza privata. Ci sono molti Paesi (in primis gli Usa) che non dimentichiamo hanno una mole di debito decisamente superiori a quello italiano. Tuttavia bisogna rilevare come gli investimenti in titoli di Stato abbiano già corso parecchio negli ultimi mesi col restringimento dello spread e quindi rischiano di avere poco margine nel breve. Nell’ottica di massimizzare il “time to market” meglio magari attendere l’autunno con le indicazioni sulla prossima Finanziaria. Ritengo invece interessante investire in alcune Pmi selezionate; penso che nei prossimi mesi arriveranno in quotazione numerose società destinate a crescere in modo significativo, che entrano in borsa proprio per trovare i capitali per finanziare la crescita internazionale. Recentemente hanno visto la luce anche numerose iniziative per avvantaggiare fiscalmente l’investimento in Pmi. Saranno temi importanti per i prossimi anni».
Cambio euro/franco. Secondo Voi, cosa succederà? Qual è il cambio oltre al quale è meglio non spingersi onde avere pesanti ripercussioni?
«Noi consigliamo sempre agli investitori di avere un portafoglio che preveda anche dei “paracadute”: diversificare al di là dell’euro investendo anche in dollari e franchi svizzeri e comperare un po’ di oro. Una valuta tende a rafforzarsi quando l’economia che essa rappresenta è forte; e l’economia svizzera è molto solida. Prevedo che nei prossimi anni il franco svizzero, attualmente calmierato dagli interventi della Banca Nazionale Svizzera, tenderà a rafforzarsi ed a mio giudizio rivedremo la parità verso l’euro».
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