MUSICA
«Io, Virus che fa bene»
Oggi il singolo del musicista Federico Calandra, martedì l’album
Musica al tempo del coronavirus. Il suo nome d’arte non c’entra niente col Covid-19 visto che esiste già da un bel po’: Virus, all’anagrafe Federico Calandra, è un musicista polistrumentista nato a Gallarate; classe 1994, vive da poco a Cardano al Campo anche se è cresciuto a Vizzola Ticino.
Virus, che ha studiato come operatore del turismo a Gallarate e poi al CEM-Centro Espressione Musicale di Gallarate, ha deciso di sfruttare questo periodo di isolamento forzato per dar sfogo alla sua creatività.
Il 24 marzo a mezzanotte esce il suo album “Eudaimonia” (su tutte le piattaforme streaming e nei negozi digitali) e intanto già ieri è stato pubblicato su YouTube il primo singolo estratto, “We live in chains”.
Ci spieghi il nome d’arte?
«Non deriva chiaramente da questa situazione, anzi da una situazione simpatica successa tanti anni fa. Avevo appena conosciuto una persona cui stavo sempre vicino, finché un giorno mi disse: “Sei più attaccato che un virus!”».
Quando ti sei avvicinato alla musica?
«A 10 anni mi regalarono la prima chitarra elettrica e poi sono passato a basso e batteria. Ho sempre ascoltato i Queen, insieme ai Sigur Rós e alla musica islandese. Ultimamente mi dedico alla produzione di basi musicali».
Di cosa parla “We live in chains”?
«Significa “viviamo in catene” e si riferisce al periodo che siamo obbligati ad affrontare per dovere, per non fare in modo che si espanda l’epidemia. È poco cantato, il breve testo serve solo a veicolare il concetto del titolo del brano. Tutto è stato dettato dalle emozioni di questo periodo. L’album contiene cinque brani principalmente strumentali».
Come vivi la quarantena?
«Sono un libero professionista, quindi non sono stato considerato un lavoratore necessario. Le giornate sono lunghe, perciò ho sfruttato le emozioni che provo da quando mi sveglio fino a sera per metterle sotto forma di musica. Ecco perché le canzoni hanno un mood malinconico e triste, ma sempre con uno sguardo al futuro».
Le tue principali collaborazioni?
«Ultimamente lavoro come produttore per Ted Bee, rapper della Dogo Gang di Milano, nel giro dei Club Dogo. Con lui ho realizzato cinque Ep, l’ultimo è uscito a febbraio. Attraverso Ted Bee ho collaborato anche con Strano dei Gemelli DiVersi, è appena uscito un altro brano con lui. Lavoro anche con un rapper emergente della provincia, D-Doc, siamo anche molto amici».
Cosa dici agli altri giovani “rinchiusi”?
«Io abito da solo, in un bilocale, non ho grandi possibilità di uscire in giardino, ma la vivo abbastanza bene. Le notizie sono preoccupanti ma con la buona volontà di tutti e l’attenzione potremo uscirne. Il mio consiglio è: essere creativi, non buttarsi giù, tenere duro e non mollare».
Ci spieghi il titolo dell’Ep?
«“Eudaimonia” è una parola greca che significa “il buon demone”. Quando si parlava di felicità ai tempi dell’antica Grecia si pensava a una felicità inizialmente materiale, ma è anche una parola usata dai filosofi per quella spirituale. Il messaggio è prendere il proprio demone interiore e trasformarlo nel buon demone, ovvero ogni cosa brutta va trasformata nella più bella per darci la felicità».
«Un brano dettato
dalle emozioni del momento
Ragazzi, siate creativi»
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