A MILANO
Cardano, tre anni al compagno violento
Condannato anche in Appello un 56enne
«Mamma mia, i talebani esistono anche da noi. E gli studenti coranici qui non c’entrano».
Non ha fatto nulla per nascondere tutto il proprio sconcerto il sostituto procuratore generale di udienza di Milano di fronte alla vicenda che ha portato sul banco degli imputati un camionista di origine calabrese residente a Cardano al Campo, 56 anni, convinto paladino di un maschilismo autoritario fuori dal tempo. Un autentico padre padrone, geloso e possessivo, che non ammetteva altra parola se non la sua, e soprattutto molto violento.
Lo sa bene la donna che l’ha sposato cinque anni fa, per poi scoprire la realtà dopo pochi mesi.
Senza la denuncia della vittima, un’albanese di 16 anni più giovane di lui, troppo a lungo costretta a sottomettersi ai desiderata del compagno per evitarne le punizioni, non ci sarebbe stato il processo e nemmeno la condanna a tre anni di reclusione - confermata ieri, venerdì 15 ottobre, in appello - per maltrattamenti, lesioni e atti persecutori.
«Il maschio va sempre rispettato», dettava legge l’uomo. Così, quando partiva per lavoro, non andava bene che la moglie restasse a casa da sola, ma la costringeva a trasferirsi armi e bagagli dalla sorella, anche lei residente in zona. Quando i due figli, avuti da un precedente matrimonio, hanno raggiunto la mamma in Italia, il pater familias ha iniziato a perdere le staffe sempre più di frequente. I ragazzi si aggiravano per casa a piedi nudi? Urlata. Parlavano tra loro e con la madre nella lingua madre? Vietato. Al contrario, i ragazzi dovevano comprendere e parlare il dialetto calabrese. E alle rimostranze dei figli di fronte al metodo educativo, scattava la minaccia «di tagliare la testa». Per molto meno aveva fatto fuori un rivale, raccontava. E non era una smargiassata. A parlare per lui il casellario giudiziario in cui spicca una condanna per omicidio risalente a più di 20 anni fa.
Sulle violenze subite dalla poveretta, tante e dolorose, meglio calare un velo pietoso. In un caso ha rischiato di fare una brutta fine: al culmine di una discussione in macchina, aveva aperto la portiera per andarsene, e il marito ha accelerato di proposito facendola cadere per terra e provocandole un trauma cranico.
Quando infine se n’è andata di casa e s’è rifugiata da un’amica a Gallarate, la signora scoperto che cosa vuole dire stalking.
L’episodio si aggiunge alla lunga serie di violenze domestiche approdate poi in un’aula di Tribunale.
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