SERIE D
Federico Corno fedele alla Caronnese
Tanti gol, da 11 anni è alla Caronnese: «Qui mi sento realizzato»

In un calcio dove le bandiere non esistono più, una, da undici anni, veste la maglia rossoblù della Caronnese.
Quasi una seconda pelle per il capitano Federico Corno, nato a Vimercate il 6 aprile 1989, autore di due doppiette decisive nelle ultime due gare con Pro Sesto e Seregno, che lo hanno portato per la decima stagione in doppia cifra.
È l’indiscusso uomo-simbolo del sodalizio del presidente Augusto Reina, al quale ha giurato amore, eterno:
«Nella Caronnese mi apprezzano e mi vogliono tutti bene - racconta -. Io una bandiera? Lascio che siano gli altri a definirmi tale. Nella vita, come nello sport, si cerca sempre qualcosa di più, sinceramente in questo club mi sento realizzato».
Capitano, numero 10 come Totti, un matrimonio perfetto?
«Il matrimonio, quello vero, è stato celebrato con la mia Sara, la persona più importante della mia vita con la mia famiglia. Quello con la Caronnese è una rarità nel calcio: forse, troppe volte viene dato per scontato che io non possa andarmene».
Cosa che hanno fatto in passato alcuni suoi compagni saliti nei professionisti. Qualche rimpianto?
«Non penso di doverne avere. Sono felice per loro. Guidetti è un grande regista adesso in C alla Feralpisalò; Moreo una punta in B al Palermo, ma non sono gli unici. Nessun rimpianto, voler rimanere è stata la mia scelta anche se mai dire mai: la scorsa estate ho detto di no ad una società di C che mi voleva».
Si può provare a vincere la D e salire nei professionisti con la Caronnese?
«Questo è il mio sogno, non so se riuscirò a realizzarlo, di sicuro ci proverò con tutte le forze. Chiaro che in questo campionato è destinato a rimanere un sogno: impensabile rimontare 13 punti al Mantova e 11 al Como. Sono squadre più attrezzate di noi, hanno fatto investimenti di gran lunga superiori alla Caronnese. Come il Rezzato che affrontiamo domenica, la Pro Sesto con la quale abbiamo fatto 4 punti su 6, lasciando per strada due punti nella gara di ritorno al Breda».
Quanto può aver influito il cambio di girone?
«Erano un po’ di anni che non disputavo il girone B, rispetto al girone A: si nota la differenza. Quello attuale è decisamente più competitivo, non ci sono squadre modeste come in passato capitava di trovare nel girone A. Domenica, pur in condizioni ambientali non idonee a disputare una partita di calcio, abbiamo avuto di fronte una squadra come il Seregno, impegnata nella lotta salvezza, che ci ha impegnati duramente, non sembrava di bassa classifica. Il girone B credo sia uno dei più competitivi di tutta la D».
Forse anche per questo a fine gennaio la speranza di salire in serie C è già svanita?
«Giusto guardare in faccia la realtà, abbiamo dimostrato di potercela giocare alla pari anche con le big a partire dal Mantova. In gare così tirate negli episodi decisivi ci manca ancora qualcosa. Ci sono delle corazzate, è quasi impossibile batterle».
C’è un allenatore al quale è rimasto legato?
« Marco Zaffaroni, il mio mentore, gli devo molto. Un vero uomo in primis. Mi ha fatto crescere sotto tutti i punti di vista. Gli auguro di arrivare in alto, se lo merita: lo ha dimostrato al Monza vincendo la D e arrivando quarto in C con un organico con molti debuttanti in Lega Pro».
Dove si vede tra dieci anni, in panchina o dietro una scrivania?
«Non penso di voler fare l’allenatore, credo, invece, che potrei diventare un direttore sportivo. Ma è prematuro pensarci, per adesso vorrei giocare ancora diversi anni, sin quando continuerò a far gol, non penso assolutamente di smettere».
E superata quota 150 la bandiera rossoblù ha messo nel mirino le 200 reti, per la gioia di chi ama i colori della Caronnese.
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