L'OMICIDIO DI SAMARATE
"Cascino? Un despota"
Il gip tiene in cella l'assassino di Marianna Ricciardi. E spunta il testimone chiave

Domenico Cascino resterà in carcere. Il giudice per le indagini preliminari ha sciolto le riserve e motivato la sua decisione.
«Sussistono le esigenze cautelari e il pericolo di reiterazione, in quanto la determinazione con cui è stata commessa l’aggressione, l’accanimento sul corpo della vittima, anche quando probabilmente già esamine, la fredda lucidità della condotta successiva con cui ha cercato di eliminare le tracce e depistare le indagini, fanno emergere una personalità dispotica, aggressiva, priva di freni inibitori e capace di manifestazioni di lucida e ostinata violenza pur di conseguire il proprio obiettivo», scrive il giudice nell’ordinanza. Con la quale il gip si addentra sia nella ricostruzione dell’omicidio di Marianna Ricciardi - massacrata lunedì 14 novembre nella villetta di via dei Faggi, a Samarate - sia sull’attività di indagine svolta dai carabinieri e dal pubblico ministero Mirko Monti.
A detta del gip, dunque, fondamentale per la soluzione del caso è stata la testimonianza di un vicino, «il quale ha da subito riferito agli inquirenti che dalla scorsa estate capitava che la vittima ricevesse in casa una persona che arrivava con una vettura Passat di cui riferiva anche la targa».
È in effetti una deposizione molto dettagliata quella del dirimpettaio della famiglia Pittaro.
«Il pomeriggio generalmente sto in casa», ha riferito agli investigatori alle 19 di quella terribile giornata di sangue, «e quest’inverno ho notato un signore di circa sessant’anni con una macchina Pajero bianca che veniva a casa con Marianna. L’ho visto solo in inverno e questa primavera. Quest’estate ho notato un signore che parcheggiava la sua Passat targata... qui e che andava da Marianna. Il marito quest’estate era in ferie con la figlia in camper», prosegue il teste chiave, «e in quei giorni ho notato la Passat.
Credo sia un collega di lei perché li ho visti a Gallarate nei pressi dell’Aloisianum dove Marianna lavora».
Sulla base delle accurate descrizioni fornite dal samaratese, nel giro di un paio d’ore gli inquirenti si erano diretti all’Aloisianum dove Cascino era tornato come nulla fosse dopo aver barbaramente massacrato la trentacinquenne.
Finora l’indagato si è sempre limitato a ribadire la tesi della relazione extraconiugale interrotta in quanto priva di futuro.
Ma che cosa abbia innescato la violenza di Domenico Cascino non è fin qui dato sapere.
«L’indagato non è stato in grado di spiegare in maniera convincente i motivi della discussione che scatenò il raptus omicida», scrive infatti il gip. E conclude: «Qualcosa evidentemente detto dalla Ricciardi poco prima e che neanche l’indagato è in grado di chiarire in maniera plausibile, lo ha fatto scattare». L’unica ragione che l’uomo pare ricordare è legata a un rilievo che Marianna avrebbe fatto alla sua famiglia: «Non ti hanno saputo educare».
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