L’OPERA
La sfida del brugo
Sopralluogo dove sorgerà il collegamento ferroviario tra il Terminal 2 di Malpensa e la linea Gallarate-Domodossola

Alcuni anni fa a Gallarate ci fu chi portò all’allora assessore all’Urbanistica che stava per approvare il nuovo Piano di governo del territorio un vasetto con dentro una piantina. «Questo è il brugo - disse - da cui prende nome la brughiera. Che voi state devastando».
BATTAGLIA DI DAVIDE CONTRO GOLIA
L’immagine di quella piccola e gentile creatura verde, che può anche produrre fiori di una tonalità del viola, dava l’idea della battaglia di Davide (il brugo) contro Golia (la temuta invasione del cemento). Era il 2011. Da allora ad oggi non c’è stata la prevista distruzione di uno degli ultimi polmoni verdi dell’area sud della provincia di Varese.
Allora andavano tutelati i terreni che stanno al confine con Busto Arsizio e Samarate, quelli più noti per essere in fregio alla superstrada 336, come recitava la famosa variante al Prg mai tradotta in concreto dagli anni Ottanta ai giorni nostri. Ora, però, la sfida del brugo si sposta da un altro lato di Gallarate, quello che sta al confine con Casorate Sempione.
Ed è proprio quest’ultimo Comune a subirne i maggiori contraccolpi, oltre a Cardano al Campo e a Somma Lombardo. La nuova minaccia non è del cemento per costruire palazzi, ma per fare spazio alla ferrovia.
SENSO DI PACE
Una domenica come tante altre serve, allora, per un sopralluogo in quella fitta boscaglia dove dovranno passare i binari, esattamente tra i due centri ippici del Pentagon Riding Club e della Scuderia della Capinera. Primo impatto è il senso di pace che si respira tra i sentieri in mezzo agli alberi che dalla strada provinciale arrivano fin quasi all’aeroporto, tenendo sulla sinistra il crossodromo del Ciglione.
Al sabato pomeriggio si sente da lontano il rumore delle moto che vanno su e giù, ma alla domenica mattina è tutto calmo. Quiete subito squarciata da due elementi. Innanzitutto passa un aereo e il rombo dei motori si sente distintamente.
L’altra cosa che turba l’equilibrio naturale sono i rifiuti. Appena dentro la boscaglia si trova di tutto: dal cinescopio del televisore all’eternit, dalle bottiglie di plastica alle lattine ormai arrugginite, agli scarti delle imprese edili. Per carità, ci sono boschi nel circondario in uno stato peggiore, ma questa non è una scusante per lasciare la brughiera di Malpensa in abbandono.
QUI NON CI SONO SPACCIATORI
Dentro il bosco si possono incontrare appassionati della mountain bike e gente a cavallo. C’è chi s’inoltra nell’oasi naturale con il cane e chi lo fa soltanto per ossigenarsi un po’.
Nulla a che vedere, però, con altre zone simili nel sud della provincia dove le aree verdi vengono utilizzate per nascondere i traffici degli spacciatori. Qui non succede, ma l’impressione è che la brughiera avrebbe bisogno di essere meglio tutelata con sentieri più curati, qualche staccionata e la valorizzazione delle sue peculiarità, magari con qualche tabellone esemplificativo.
Quello che si trova all’ingresso, invece, è un semplice cartello con il nome del Parco del Ticino invaso dal muschio. Non proprio l’immagine di attenzione e interesse verso quello che dovrebbe essere il patrimonio di tutti. Anche i piccoli segnali di direzione sono per lo più imboscati. Ben altro trattamento meriterebbe il regno del brugo, se non altro per rispetto di chi (la natura) si mostra indifeso.
Sarà per scelta o per superficialità, fatto sta che durante la passeggiata s’incontrano anche parecchi alberi caduti o sradicati, lasciati lì in mezzo ai sentieri.
DUECENTODIECI MILIONI DI EURO
In questo contesto dovrà nascere la ferrovia di collegamento tra il Terminal 2 dell’aeroporto e la stazione di Gallarate. È opportuno che venga realizzata?
Gli ambientalisti dicono di no e promettono battaglia, la Regione ha avviato l’iter e vuole condurlo in porto anche se è stata data una proroga proprio nei giorni scorsi sulle osservazioni alla Valutazione d’impatto ambientale.
Si parla di una grande opera da 210 milioni di euro. Tutto ciò per realizzare 5,7 chilometri di nuovi binari in galleria dalla stazione del T2 fino alla strada provinciale 68 detta degli Arsaghit.
Da qui la linea sarà in trincea per sbucare in un prato più avanti di via della Ronna dove si potrà collegare con la Gallarate-Domodossola. In estrema sintesi sarà questo il mostro che devasterà l’habitat del brugo. Così almeno leggerebbe oggi l’opera quel consigliere che portò all’assessore all’Urbanistica (che stavolta non c’entra nulla) la simpatica piantina.
Ma l’interesse pubblico non sempre può essere lo stesso di quell’indifesa creatura verde. A meno che non si decida di lasciare stare.
Bisticcio di competenza
Dubbi sulla realizzazione della ferrovia di Malpensa vengono a galla proprio in questi giorni mentre è forte il dibattito sulla Tav, il collegamento veloce tra Torino e Lione che i tecnici della commissione di esperti hanno bocciato. Sulla linea T2-Gallarate non ci sono pronunciamenti così netti, certo è che l’opera — concepita nel Paur, cioè nel Piano autorizzativo unico regionale — potrebbe andare sotto la competenza ministeriale. Che, magari, ha idee diverse su quei milioni di euro da spendere.
LA CHIAVE DI VOLTA
Insomma, dopo una semplice visita domenicale alla brughiera di Malpensa si potrebbe giungere a una conclusione. Se ferrovia dovrà essere, che lo si sappia in fretta. Per studiare tutte le contromisure del caso.
Ma se i binari non vedranno la luce in brughiera, serve comunque un piano complessivo di riqualificazione di un’area tanto bella quanto trascurata. Si parla spesso di benessere delle città e di sostenibilità.
Ecco, un piano sovracomunale di rilancio di quell’enorme polmone verde che sta a due passi dall’aeroporto di Malpensa e di alcune tra le più grandi vie d’accesso a Milano, potrebbe essere la chiave di volta per dimostrare che la tutela del verde è l’unica vera risorsa del futuro. Se non è degradato, il bosco fa acquisire valore a tutto ciò che gli sta intorno, tanto più se strade e ferrovie già ci sono. E forse non vale la pena costruirne altre.
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