TRIBUNALE DI MILANO
Casorate: sesso con minorenni, condannato impiegato
Diffondeva i video delle sue avventure gay. Pena ridotta in secondo grado: cadute due delle tre imputazioni

Si serviva di filmati realizzati assieme a ragazzi minorenni per vantarsi delle proprie avventure erotiche e per convincere altri giovani, nella stragrande maggioranza dei casi anche loro minori, a incontrarlo e condividere analoghi rapporti intimi a casa sua. Un impiegato di Casorate Sempione di 50 anni, un passato da coach delle selezioni giovanili maschili di una squadra di pallavolo, ha visto accogliere ieri dalla terza Corte di Appello di Milano una riduzione di pena a un anno, sette mesi e 10 giorni di reclusione più 4 mila euro di multa risultato di un concordato sottoscritto dal suo difensore, l’avvocato Alessandra Silvestri, con la Procura Generale.
ASSOLTO DA DUE DELLE TRE IMPUTAZIONI
In primo grado era stato condannato dal gip del Tribunale di Milano a due anni e due mesi al termine di un giudizio con rito abbreviato. Assolto da due delle tre originarie imputazioni che gli erano state mosse dalla Procura milanese, e cioè dalle accuse di adescamento di minori e di produzione di materiale pedopornografico, il casoratese è stato invece condannato per aver diffuso via Internet il materiale pedopornografico da lui realizzato per quanto con l’assenso dei ragazzi con cui faceva sesso e senza nessun condizionamento della loro volontà. Giovani che in fase di indagine hanno raccontato di averlo conosciuto all’interno della chat di una app di incontri alla quale si erano iscritti per andare alla ricerca di persone con le quali vivere le loro prime esperienze omosessuali, e che l’uomo, una sorta di mentore nella scoperta della loro sessualità, sarebbe sempre stato chiaro rispetto a quello che voleva far vivere loro, inviando come prova delle proprie intenzioni video e foto dal contenuto assai esplicito che coinvolgevano minori e rappresentando la possibilità che agli incontri avrebbero potuto partecipare anche altri uomini.
LA DENUNCIA DI UN PADRE
Il giudice di primo grado ha stigmatizzato la condotta dell’imputato al quale si è giunti tramite la denuncia del padre di un ragazzo dairaghese poco più che quattordicenne che aveva conosciuto in chat. Per quanto fossero consenzienti e avessero acconsentito alle riprese, i suoi giovanissimi partner hanno in seguito scoperto che le immagini e i video dei loro rendez-vous erano finiti in una chat a un numero indeterminato di utenti che li avrebbe potuto riconoscere.
Un comportamento «estremamente dannoso per la personalità dei ragazzi che stavano vivendo una scoperta progressiva della loro sessualità della quale erano consapevoli, ma anche volevano mantenere in una giusta sfera di riservatezza», ha scritto il giudice di primo grado riferendosi all’imputato, che ha ammesso di essere «letteralmente ossessionato dall’idea di collezionare avventure sessuali con ragazzi registrando i loro nominativi e l’età in uno schedario di coloro che era riuscito a conquistare».
AI DOMICILIARI
Attualmente agli arresti domiciliari, l’imputato, che ha risarcito alcuni dei ragazzi e ha effettuato un percorso di recupero con un’associazione di volontariato che recupera sex offender, non potrà mai più ricoprire nessun incarico all’interno di istituti scolastici.
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