PENA CONFERMATA
Martellate al padre, ricondannato
Un 50enne dovrà scontare due anni e sei mesi nonostante fosse parzialmente incapace di intendere e volere
La carta a sorpresa - una sentenza della Corte Costituzionale datata 2020 - l’ha svelata giovedì, 15 aprile, all’udienza di discussione davanti ai giudici della terza Corte d’Appello di Milano. In virtù di quel verdetto, l’avvocato Fausto Moscatelli ha chiesto di concedere una riduzione di pena, rispetto ai due anni e sei mesi comminati dal collegio del Tribunale di Busto Arsizio presieduto dal giudice Renata Peragallo, al 50enne cassanese che il 9 gennaio 2018 nel corso di una lite diede due colpi di mazzetta all’anziano genitore, un falegname in pensione.
A dire del legale, sulla base del nuovo orientamento della Corte Costituzionale, è possibile valutare la prevalenza delle attenuanti generiche sulle circostanze aggravanti anche se si è di fronte a un soggetto recidivo purché lo stesso sia stato dichiarato parzialmente incapace di intendere e volere. Questo è proprio il caso dell’imputato sotto processo.
Corroborata dal responso negativo formulato dal sostituto procuratore generale Laura Gay, la Corte d’Appello ha però respinto il ricorso, giudicando invece la pena inflitta consona, anche in virtù del fatto che l’imputato si era visto derubricare dai giudici di primo grado l’imputazione da tentato omicidio a lesioni, avendo escluso che dietro quel gesto, comunque molto grave, ci fosse una reale volontà di uccidere, come invece purtroppo accaduto in situazioni analoghe in altri casi.
«Resto dell’avviso che due anni e sei mesi per lesioni che hanno provocato 21 giorni di prognosi siano una pena particolarmente severa», ha insistito l’avvocato Moscatelli. Leggerà le motivazioni del verdetto di appello, per poi tentare, quasi certamente, il ricorso in Cassazione.
«Come ho spiegato in sede di ricorso in appello ci sono tutti i presupposti per accogliere le indicazioni della sentenza della Corte Costituzionale anche perché il mio assistito possiede entrambi i requisiti per ottenere questa diversa valutazione delle attenuanti rispetto all’unica aggravante a lui contestata (il vincolo di parentela che lo legava alla vittima): non solo è plurirecidivo, ma è anche stato giudicato dai giudici di primo grado parzialmente incapace di intendere e volere alla luce di una “stolidità mentale” provocata da una forma di tossicodipendenza cronica».
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