L’INCHIESTA
Una casa con i soldi dei nonnini
Stefania Federici arrestata per peculato: i soldi dei suoi amministrati usati per estinguere il mutuo
Giocatrice incallita sì, ma l’ex assessore Stefania Federici era anche molto attenta a convogliare il denaro che spolpava ai suoi amministrati nella giusta direzione. A titolo di esempio basti sottolineare che la sessantaduenne con parte dell’oltre un milione di euro sottratto era riuscita a estinguere completamente il mutuo della casa, a comprarsi una macchina e pure dei buoni postali. Un sogno che in molti hanno, ma che in pochi riescono a realizzare. Lei ce l’aveva fatta prelevando contanti agli anziani e agli ammalati che aveva sotto tutela giudiziaria per conto del Tribunale.
Quella dell’amministratore di sostegno è infatti una figura istituita per quelle persone che, per effetto di un’infermità o di una menomazione fisica o psichica, si trovano nell’impossibilità, anche parziale o temporanea, di provvedere ai propri interessi. Gli anziani e i disabili, ma anche gli alcolisti, i tossicodipendenti, i soggetti detenuti, i malati terminali possono ottenere, anche in previsione di una propria eventuale futura incapacità, che il giudice tutelare nomini una persona che abbia cura della loro persona e soprattutto del loro patrimonio.
Approfittando di questo ruolo, Stefania Federici - che a quanto pare sarebbe stata “sponsorizzata” dall’amica Raffaella Biafora, funzionaria della Procura messa agli arresti domiciliari - aveva svuotato i conti di quattordici dei sessanta amministrati che aveva in carica, scegliendoli tra i più facoltosi. Una donna ammalata sarebbe stata derubata di quasi 8.500 euro, trasferiti frazionandoli in più tranche attraverso prelievi, bonifici e assegni. In un altro caso si sarebbe impossessata di oltre 140mila euro, in un altro ancora la cifra ammonterebbe addirittura a quasi 242mila euro. Faceva - stando a quanto emerso finora dalle indagini della guardia di finanza di Gallarate - anche prelievi minori, ma sempre di cifre piuttosto vistose, a botte di 30mila euro per volta.
Un modus operandi piuttosto sfacciato e privo di accorgimenti, tanto che a mettere in moto l’inchiesta della Procura fu proprio una segnalazione di operazioni sospette partita dalla Banca d’Italia. Movimenti finanziari spregiudicati quelli del pubblico ufficiale che hanno indotto gli inquirenti a vederci chiaro. E a scoprire così anche l’infedeltà della funzionaria giudiziaria che, a quanto pare, era altrettanto spericolata: nonostante conoscesse bene i meccanismi investigativi, data la natura della sua professione, non si è mai preoccupata di mantenere una certa riservatezza al telefono. Nelle numerose intercettazioni che compongono il fascicolo del pubblico ministero Francesca Parola ce ne sarebbero alcune fin troppo eloquenti. «È grazie a me che fai l’amministratrice», avrebbe ricordato in un caso all’amica Federici. Abbastanza per delineare una sorta di complicità tra le due.
Ma la funzionaria Biafora - che si era candidata alle scorse elezioni nella lista rosa Donne e Lavoro - è accusata anche di corruzione. A quanto pare, interrogando la banca dati della Procura, avrebbe comunicato notizie riservate su indagini in corso ai diretti interessati in cambio soprattutto di favori politici. Questo è però un filone ancora top secret sul quale non trapela nulla. Come avvolto nella riservatezza è l’interrogatorio delle due donne davati al gip Patrizia Nobile avvenuto ieri pomeriggio.
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