L’ALLARME
Tartarughe gettate nel Tenore
Proliferazione fuori controllo: non date loro da mangiare
Che cosa ci fa una grossa tartaruga nel letto del Tenore in secca?
Non è lì che ci si aspetta di trovare un esemplare simile. Eppure è nel tratto di torrente in fondo a via Gasparoli che stava in bella mostra l’altro giorno il carapace dell’animale.
Sulla presenza incontrollata di tartarughe in città si interroga il circolo cittadino di Legambiente che ha già censito tre diverse specie dall’altra parte di Cassano, a Soiano, attorno allo stagno dell’oasi Boza. E in vista di sviluppi per la gestione dell’area naturalistica che ormai dovrebbero essere prossimi, il presidente del Cigno verde cassanese, Mauro Labita, spiega: «Nessuna delle tartarughe nel torrente o alla Boza dovrebbe essere lì. Le tartarughe sono un problema grosso e continuano ad aumentare. Sembra che quelle che si trovano alla Boza non siano in grado di riprodursi perché non c’è stata osservazione di nidi. Quindi ci sarebbe qualcuno che ce le butta, ma uno studio preciso per confermarlo richiede un impegno economico importante».
I volontari dell’associazione ambientalista, nelle scorse settimane, hanno compiuto tutti i passi formali necessari per partecipare al bando indetto dal Comune di Cassano Magnago per individuare qualcuno in grado di farsi carico della gestione dell’oasi. La conclusione dell’iter, avviato ormai alcuni mesi fa, dovrebbe finalmente essere in dirittura d’arrivo.
Di certo, qualunque sia la scelta che verrà compiuta da Palazzo Mazzucchelli a proposito dell’affidamento della Boza, un lavoro importante andrà comunque fatto sulla questione tartarughe.
«Bisognerà fare una seria campagna informativa - sottolinea Labita -. Bisogna insistere sulla necessità di non dar loro da mangiare e di non portarne altre. Alla Boza si trovano soprattutto la Trachemys scripta e la Trachemys scripta elegans. L’aumento del numero negli ultimi anni, visto il divieto di commercio, è dato principalmente da abbandoni di esemplari tenuti in casa. Tra l’altro questi animali non hanno predatori naturali nel nostro territorio».
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