ALTA TENSIONE
La zuffa e la molotov: situazione esplosiva a Cassano Valcuvia
Lo scontro tra residenti e minori, l’”attacco” alla comunità che li ospita: il sindaco è preoccupato

«Sabato mattina sono stata testimone di eventi ai quali non avrei mai pensato di poter assistere: il centro paese si è trasformato improvvisamente in un terreno di scontro fra ragazzini, armati con attrezzi di fortuna, e alcuni residenti». La sindaca di Cassano Valcuvia, Serena Barea, è sconcertata. Vive qui da sempre e da sempre è abituata a una comunità tranquilla, magari alle prese con servizi essenziali sempre più rari (come del resto accade in quasi tutte le realtà della valle), ma mai con intimidazioni e zuffe.
SENZA BIGLIETTO
Sono le 10.30 di sabato: tre minorenni extracomunitari viaggiano sull’autobus di linea preveniente da Cittiglio e diretto a Luino, uno di loro è privo di biglietto, si rifiuta di pagarlo e non vuole scendere, gli altri due corrono a chiamare gli amici, lo scoppio di una sorta di guerriglia mette in mezzo l’autista (trasportato per accertamenti al Pronto soccorso), gli avventori del bar della piazza intervengono in sua difesa, l’arrivo dei carabinieri di Luino e di Cuvio e del Nucleo Cacciatori antidroga riportano dopo parecchio tempo la calma, salvo poi la chiamata ai vigili del fuoco di Luino intorno alle 22 per una bomba molotov lanciata - o qualcosa di simile, che comunque per fortuna non è esplosa provocando fiammate - nel parcheggio antistante l’edificio dell’ex eremo dove i minori sono ospitati. Roba da guerriglia urbana di una grande città invece che di uno dei più piccoli paesi del Varesotto.
LO SFOGO DEL SINDACO
«L’amarezza che provo mi impone una forte presa di posizione nei confronti di chi ha permesso che 60 minorenni di etnie differenti venissero calati in una realtà di 650 persone senza valutarne le conseguenze sociali: dov’è la progettualità rispetto al tema dell’accoglienza?», si chiede la sindaca. Seicentocinquanta abitanti che ora vivono con rabbia perché sanno che probabilmente nessuno pagherà la “bravata” e con paura che episodi del genere possano ripetersi. «Non si tratta più d’un problema di convivenza o integrazione - prosegue la prima cittadina - ma di sicurezza e ordine pubblico. Gli enti che hanno creato questo problema, presente ben oltre i confini di Cassano, hanno l’obbligo di farsene carico e di risponderne alla popolazione che rappresento. Mi aspetto che Prefettura, cooperativa San Martino e Comune di Como agiscano con tempestività per trovare una soluzione rapida e definitiva».
COOPERATIVA IN SILENZIO
Alla cooperativa, che ha sede a Cassano, nessuno vuole rilasciare dichiarazioni su quanto accaduto («Non è il momento», affermano), mentre Como (da cui provengono quasi tutti i ragazzi) entra in gioco in quanto all’origine del progetto di trasformazione dell’Eremo (leggi box a fianco) c’era la Caritas diocesana comasca e la Valcuvia è appunto una enclave di rito romano all’interno della provincia che è invece per la quasi totalità di rito ambrosiano. Rimane da vedere che cosa accadrà ora, se la sede che ospita i minori verrà chiusa o almeno ridimensionata, se verrà cambiata strategia o che altro. Di sicuro la situazione non può rimanere com’è, magari tirandoci sopra il classico colpa di spugna, con il rischio che si inneschi un cortocircuito di vendette che può solo peggiorare i rapporti all’interno della comunità.
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