OMICIDIO RE
Alba nascose la borsa di Marilena
Venerdì nuovi interrogatori per Clericò e per la moglie, ipotetica complice nel delitto della promoter castellanzese
Alba De Rosa, forse, non era nell’orto mentre il marito Vito Clericò ammazzava l’amica Marilena Rosa Re.
Ma gli inquirenti hanno una certezza: fu lei a far sparire gli effetti personali della vittima, a partire dal telefonino.
Ora la donna è a un bivio: venerdì mattina verrà interrogata dal pubblico ministero Rosaria Stagnaro che a breve chiuderà le indagini sul suo coinvolgimento nell’omicidio. E verrà interrogato lo stesso Clericò, condannato in primo grado all’ergastolo, perché da sempre scagiona la moglie da ogni responsabilità nel delitto. Entrambi difesi dall’avvocato Daniela D’Emilio, con ogni probabilità manterranno la linea adottata finora: lui colpevole, lei del tutto ignara.
Eppure il pm Stagnaro - che avviò le indagini quando era ancora in servizio a Busto Arsizio e che le ereditò a Milano quando il fascicolo venne trasmesso per competenza - non ha dubbi: Alba, il 30 luglio 2017, spalleggiò Vito quantomeno nella distruzione e nella decapitazione del cadavere della promoter. La donna avrebbe «assistito moralmente nella programmazione e materialmente nelle operazioni di predisposizione dei mezzi necessari» per deturpare il corpo, compiendo atti di vilipendio, e quindi contribuendo fattivamente allo scempio.
La donna avrebbe inoltre aiutato il marito a procurarsi l’impunità eliminando la scheda sim del loro cellulare, lo smartphone di Marilena, la sua borsa e le cose che conteneva «aiutando così il coniuge ad assicurarsi il profitto del delitto, consistito nella mancata restituzione del debito di denaro maturato nei confronti della vittima».
Entro il 30 giugno scadranno i termini per le indagini a carico di Alba, la procura a breve dovrà decidere se chiedere il rinvio a giudizio o l’archiviazione. Intanto Vito si prepara all’appello: per i suoi difensori D’Emilio e Franco Rovetto, il movente di quella aggressione barbara non fu economico, bensì passionale. L’assassinio non fu premeditato bensì di impeto e scaturì come reazione alle sempre più insistenti richieste sentimentali di Marilena a Vito.
«Clericò, stretto tra la vita coniugale con Alba de Rosa e le pressioni della castellanzese, colto da raptus di follia, assolutamente compatibile con il suo quadro clinico, al culmine di una furibonda discussione avvenuta nell’orto di Garbagnate, colpì Marilena fino a provocarne la morte».
E dopo due anni di versioni contrastanti e inverosimili fornite dall’imputato, gli inquirenti sperano di arrivare alla ricostruzione autentica dei fatti, magari proprio durante gli interrogatori di venerdì.
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