IL CASO
Cavalli sfrattati dalle scuderie
La Varesina intima il trasloco a Caravate e minaccia di staccare luce e acqua. La dura reazione degli allenatori: "macellai"
Dalla richiesta di trasloco si è passati a un vero e proprio avviso di sfratto.
Si è giunti alla resa dei conti fra gli inquilini delle scuderie Olona (gli allenatori Marco Gonnelli, Bruno Grizzetti ed Emilio Premoli) e il proprietario dei “muri” di via Galdino, la Svicc.
Prima una lettera della Società Varesina Incremento Corse Cavalli in cui si invita a “liberare (da cavalli, attrezzature di vario genere e altri materiali) gli spazi attualmente occupati all’interno delle scuderie entro e non oltre il 31 gennaio”. Poi, mercoledì 25, un altro avviso da ultimatum, con cui si informa che “verranno sospese le forniture di luce, gas e acqua”. Servizi senza i quali non può vivere nessuno: men che meno una struttura delicata come quella ippica.
La Svicc richiama un’ordinanza del Comune di Varese che intima alla Varesina il "risanamento" dell’area. Una mossa strategica, stando agli allenatori che, finora, non hanno aderito al trasloco forzato che li vedrebbe rinunciare alla comodità di scuderie così vicine all’ippodromo di riferimento. La Varesina propone in alternativa il centro di allenamento di Castelverde, a Caravate. Gli allenatori tuttavia temono che lo spostamento non sia temporaneo, ma che diventi definitivo. Un’ipotesi che, ormai, ha più di un fondamento.
Nei documenti (l’area di via Galdino è edificabilissima) e nelle parole dello stesso Guido Borghi, il padrone di casa. "Nella vita - commenta il patron delle Bettole - bisogna muoversi, soprattutto quando si arriva a un bivio. Non buttiamo fuori nessuno, anzi diamo la possibilità di trasferirsi in un centro “gioiellino” come alternativa. Che si muovano e si organizzino laddove si debbono allenare i cavalli: fuori dalle città, così come avviene in tutto il mondo".
La crisi dell’ippica italiana, a un passo dalla chiusura, coinvolge tutti, anche la Svicc: "Con gli ultimi tagli dell’Unire, la nostra società avrà un milione di euro in meno di finanziamenti e, per proseguire l’attività, non possiamo permetterci i costi di due centri di allenamento. Ormai la pappa non ce la regala più nessuno. Bisogna sopravvivere con le proprie gambe e questo è l’unico sistema per farlo". Lo sgombero delle scuderie sarebbe il cavallo di Troia per il progetto di trasformare Varese nella capitale del trotto italiano, con una pista da 1.200 metri.
Durissime le reazioni: "Se ci tolgono l’acqua, i cavalli muoiono. Siamo in emergenza: abbiamo già avvertito sindaco, prefetto e carabinieri". Se la Svicc vuol andare sino in fondo, gli operatori delle scuderie non mollano. Il loro portavoce è Marco Gonnelli, presidente degli allenatori varesini e vice nazionale: «Abbiamo 160 cavalli, come facciamo a muoverci in tre giorni? E poi, dove? Castelverde non è quel gioiellino che viene descritto. Anzi: non ci sono box a sufficienza, manca l’agibilità e, a quanto ho visto, è un cantiere a cielo aperto". "E questa gente amerebbe l'ippica? A me sembrano più dei macellai", sbotta Bruno Grizzetti.
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