IL CASO INTERNAZIONALE
Cecilia “ostaggio” per l’arresto di un terrorista iraniano a Malpensa
I retroscena del fermo a Teheran della giornalista italiana. Tajani: «Lavoriamo per riportarla a casa»

C’è il forte sospetto che l’arresto a Teheran della giornalista italiana Cecilia Sala, avvenuto il 19 dicembre, sia legato alla cattura a Malpensa di un iraniano ricercato negli Usa con l'accusa di vendere armi ai terroristi e ora è in attesa di estradizione.
La giornalista italiana è da una settimana è in isolamento nel carcere di Evin, dove vengono tenuti i dissidenti. Il motivo del suo arresto non è stato formalizzato. Sala ha potuto telefonare alla mamma e al compagno e ha detto di stare bene. Ieri, venerdì 27 dicembre, c’è stata la visita in carcere dell’ambasciatrice italiana per verificare le condizioni di salute e di detenzione.
Cecilia Sala, che lavora per Il Foglio, era da una settimana in Iran con un regolare visto giornalistico per il suo podcast per Chora News. Doveva rientrare il 20 dicembre.
«Sta bene, lavoriamo con la massima discrezione per riportarla in Italia» dice il ministro degli Esteri Tajani.
LA PRESA DI POSIZIONE DEGLI USA
«Siamo a conoscenza» delle notizie sull’arresto della giornalista Cecilia Sala in Iran e «chiediamo ancora una volta il rilascio immediato e incondizionato di tutti i prigionieri detenuti in Iran senza giusta causa». Questa la presa di posizione del Dipartimento di Stato degli Usa. «Sfortunatamente il regime iraniano continua a detenere ingiustamente i cittadini di molti paesi, spesso per utilizzarli come leva politica. Non c’è giustificazione e dovrebbero essere rilasciati immediatamente», ha aggiunto osservando che «i giornalisti svolgono un lavoro fondamentale per informare il pubblico, spesso in condizioni pericolose e devono essere protetti».
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