DELITTO DELLE SORELLE
Delitto Agrati, perizia su Giuseppe
Da mesi si professa innocente, secondo la difesa non è in grado di capire il processo
In aula c’erano il gup Nicoletta Guerrero e gli avvocati Giuseppe Lauria e Desirée Pagani.
L’imputato, accusato del duplice omicidio delle sorelle, era invece nella sua cella del carcere di Busto. E il procuratore generale Nunzia Gatti nel suo ufficio del palagiustizia di Milano. Tutti collegati via Team, una piattaforma messa a disposizione dal ministero per consentire agli operatori di lavorare nonostante il blocco anticontagio. Ai tempi del coronavirus le udienze indifferibili si celebrano così, con lo sforzo tecnologico e l’impegno di tutte le parti.
Giuseppe Agrati dunque è alla resa dei conti: arrestato a novembre con l’accusa di aver appiccato l’incendio di casa sua per eliminare Carla e Maria, sembra però che ancora non abbia compreso la delicatezza della sua posizione e il rischio dell’ergastolo. Tanto che i difensori hanno chiesto al giudice Guerrero una perizia sulla sua capacità di stare in giudizio.
Il pg Gatto si è opposta ma il giudice ha accolto l’istanza e rinviato l’udienza a fine aprile, per conferire l’incarico alla psichiatra Teresa Ferla (consulente dei difensori è Marilena Pisciella). L’avvocato Lauria ha invocato la violazione del diritto di difesa, «perché al mio assistito sono stati sequestrati tutti i conti e i soldi e non può permettersi di nominare i consulenti di cui abbiamo bisogno».
Ma la questione verrà affrontata più avanti. Nel frattempo il fratello superstite, Eugenio Agrati, si è costituito parte civile con l’avvocato Georgia Donadeo, i nipoti Andrea e Francesca hanno fatto la stessa scelta con il patrocinio dell’avvocato Carmine Farace. «Ma io sono sano, sanissimo, le mie sorelle non le ho uccise io», ripete da mesi. E per un po’ la sua tesi aveva retto, visto che al termine delle indagini sull’incendio scoppiato nella notte tra il 13 e il 14 aprile del 2015 la Procura aveva chiesto l’archiviazione.
Davanti alla quale il nipote Andrea non rimase inerme. Fece opposizione indicando le sue perplessità e prima ancora che venisse fissata una data per decidere se accogliere la richiesta del pm oppure no, sul caso planò la corte d’appello con un’avocazione dell’indagine, sfociata nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Piera Bossi.
Stando al sostituto pg Vittoria Mazza e all’avvocato dello Stato Gatto, Agrati ammazzò le due sorelle perché temeva di perdere l’eredità a favore dei nipoti figli di un quarto fratello, morto nemmeno a farlo apposta cinque giorni prima del rogo.
«Con il testamento di Carla e con la paventata sua intenzione di lasciare il proprio cospicuo patrimonio ai nipoti, nulla sarebbe spettato a Giuseppe che, non essendo legittimario in quanto fratello, non avrebbe potuto rivendicare alcunché», illustrava il gip Bossi nel suo provvedimento.
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