L’INDAGINE
Maltrattavano disabili psichici: arresti
Operazione dei carabinieri all’alba di oggi nella cooperativa sociale “Sogno Verde”
Sette persone sono state sottoposte a misura cautelare con l’accusa di maltrattamenti e violenze ai danni di nove disabili psichici gravi all’interno del Sogno Verde, comunità di accoglienza di Cesate, nella fascia metropolitana milanese e al confine con Caronno Pertusella, dal 2017 a oggi.
Il provvedimento è stato emesso dal gip di Milano, Alessandra Clemente, al termine di un’indagine dei carabinieri del Comando provinciale di Varese, coordinati dalla Procura della Repubblica di Milano.
Si tratta dei due titolari della comunità, ai domiciliari, e di cinque operatori dipendenti, due sottoposti a obbligo di dimora nel comune di residenza e tre alla sospensione dell’attività per sei mesi.
Secondo quanto emerso dalle indagini del pm Rosaria Stagnaro, gli ospiti del centro sarebbero stati sottoposti a punizioni corporali e vessazioni costanti.
Vessazioni senza sosta
Per esempio erano costantemente obbligati a stare seduti a tavola in posizione perfettamente eretta, alcune volte con bastoni infilati nella cintura e in una bandana legata alla loro testa. Chi non resisteva veniva costretto a saltare i pasti osservando gli altri mangiare. La mattina, se qualcuno non si voleva alzare, veniva colpito con secchiate di acqua fredda. Durante la giornata se un ospite dava fastidio veniva colpito con oggetti, bagnato con spruzzini o lasciato fuori dalla struttura al freddo anche per tutta la notte, durante l’inverno, tanto da provocargli ecchimosi da ipotermia.
In alcune occasioni erano costretti a sfilarsi la biancheria intima davanti a tutti e dimostrare fosse pulita, in caso contrario venivano obbligati a lavarla a mano nei bagni.
«Fai schifo, sei un animale», una delle frasi intercettate dagli inquirenti, «quanti mesi ci hai messo per nascere? Meno di nove, perché sei un rompipalle», le parole pronunciate da un operatore a un disabile nato con una grave patologia neonatale. E, ancora, «ti faccio ricoverare, ti mando via».
Infine, chi si lamentava veniva minacciato di dover subire il "metodo Anna", ovvero «un calcio nel culo così forte che te lo sfondo».
Incubo finito
Questa mattina, martedì 13 aprile, all’alba è finito così l’incubo per i nove pazienti che venivano maltrattati in comunità: sono stati i carabinieri della Compagnia di Busto Arsizio e in particolare i loro colleghi della Stazione di Castellanza, a porre fine al calvario dei pazienti della cooperativa, dopo la rapida indagine condotta agli ordini del capitano Annamaria Putortì che ha lavorato, oltreché col pm Rosaria Stagnaro anche con la procuratrice aggiunta Maria Letizia Manella (a capo del pool Fasce deboli) della Procura della Repubblica di Milano.
S’è scoperto che i due gestori, anziché prendersi cura e dare assistenza ai loro ospiti, per quattro anni hanno permesso continue vessazioni ai loro danni.
Le vittime sono state tutte rapidamente ricollocate dai carabinieri, con l’ausilio della locale Ats di Legnano, in una struttura idonea, dove riceveranno la dovuta assistenza e le cure del caso.
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