LA PROTESTA
Cic, lotta per sopravvivere
I dipendenti dell'azineda di Biandronno non s'arrendono agli effetti del Jobs Act. In pericolo, con la cassa integrazione, il futuro di 52 famiglie

Non si arrendono i 52 dipendenti della Cic, la Compagnia italiana costruzioni di Cassinetta di Biandronno: l'ormai ex colosso dell'edilizia in concordato liquidatorio con vendita di beni. Ora rischiano di vedersi negato un altro anno di cassa integrazione perché il liquidatore ritiene che le norme del Jobs Act lo impediscano. Così la mattina di venerdì 2 gennaio hanno presidiato i cancelli dell'azienda insieme ai sindacalisti Antonio Massafra (Femeal-Uil), Vincenzo Annesi (Fillea-Cgil) e Raffaele Inveninato (Filca-Cisl) che in mattinata hanno incontrato il viceprefetto vicario Andrea Polichettti e il capo di gabinetto Roberto Bolognesi.
«Vogliamo far comprendere al liquidatore e ai commissari del Tribunale di Milano l'importanza di inoltrare la richiesta di Cigs al ministero. Il viceprefetto già conosceva la situazione - spiegano Massafra, Annesi e Inveninato -. Sapevamo che non avrebbe potuto prendere impegni formali, ma il loro interessamento è importante».
I dipendenti, ben consapevoli di perdere il lavoro sottolinenano i tempi ormai strettissimi: la richiesta di Cigs entro il 5 gennaio. Diversamente, scaduto il termine, partiranno le lettere di licenziamento.
«Il liquidatore - precisano i sindacalisti - dopo aver sentito un parere legale non vuole assumersi il rischio che la cassa integrazione venga rigettata alla luce dell'entrata in vigore del Jobs Act. Lunedì mattina, incontrando sia il liquidatore che i commissari, ribadiremo che secondo i nostri referenti al ministero, nonché secondo Ance Varese (unione costruttori) e Assoimpredil di Milano (associazione dei costruttori milanesi), la cassa integrazione sarà accordata anche perché il Jobs Act è ancora privo dei decreti attuativi. Se il ministero non dovesse concedere la Cigs, l'azienda dovrebbe pagare ai dipendenti la retribuzione e i contributi per circa un mese. Si tratta di una spesa di circa 150mila euro».
Secondo i sindacalisti, la richiesta di Cigs è un atto dovuto nei confronti dei dipendenti che perderanno il lavoro. «Temiamo che in questi giorni di festa le nostre vicende siano dimenticate, di fatto perdendo l'opportunità di avere un salvagente economico per 52 famiglie. Non siamo numeri, siamo persone e con noi ci sono i nostri cari», hanno detto ieri mattina operai e impiegati. Sino a un anno fa i dipendenti erano oltre 70; alcuni hanno trovato altre occupazioni e altri sono andati in pensione, ma la maggior parte di loro è in una fascia a rischio. Si tratta di persone fra i 40 e 55 anni, manodopera specializzata e alte figure professionali che faticheranno a trovare un nuovo impiego: «Sappiamo quel che ci attende - dicono -. Proprio per questo chiediamo al liquidatore di non toglierci la cassa integrazione e di assumersi questo minimo rischio».
I dipendenti della Cic sono pronti a tornare sulle barricate lunedì mattina per tenere alta l'attenzione sulla loro vicenda.
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